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giovedì 22 giugno 2017

LA MISERICORDIA CHE NON C'E' - Maria Cipriano



Michele Amatore (Sulayman al-Nubi 1826-1883)

Pluridecorato, promosso sul campo, insignito del cavalierato dell'Ordine della Corona d'Italia e dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, nonché della medaglia di benemerito della salute pubblica.

Una volta, quando la Chiesa cattolica insegnava le cose che le competevano, e certo non spargeva in giro melliflue perdonanze agli anticristiani di professione né sollecitava le invasioni altrui dal mare né faceva comunella con i comunisti (o ex comunisti che dir si voglia), insegnava, tra l’altro, i 14 precetti della misericordia: sette corporali (dar da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti) e sette spirituali (consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti), di cui forse i più maturi tra noi si ricorderanno non senza una punta di nostalgia. Erano perlomeno tempi in cui 2+2 faceva quattro e si ragionava secondo la buona vecchia logica aristotelica. Erano. E infatti va da sé che di questi precetti, come di molti altri inerenti il magistero cristiano-cattolico, i nostri giovani non sanno un bel nulla, dal momento che la Chiesa ha da tempo rinunciato a spiegare le cose dello Spirito, preferendo “navigare” nella secolarizzazione, nel relativismo morale, nella confusione post-moderna, nella bolgia materiale e materialista tra un gay-pride e l'altro, e, anziché indicare la strada che porterebbe fuori da questo guazzabuglio, ha contribuito a mescolare i sentieri in un farraginoso ginepraio senza sbocco da cui spira odor di zolfo. E' ormai abbastanza chiaro che, a parte eccezioni, gli ecclesiastici sono schierati col Governo assieme agli altri vertici del residuo Stato e delle forze mediatiche a questo collaterali, per continuare ad allietarci con l'invasione dei migranti.
Questo preambolo serve, a me che sono laica e anticlericale, non tanto per “rimpiangere i bei tempi andati”, quanto per fare una riflessione sui precetti di cui sopra alla luce dei tempi attuali. Genericamente parlando, la misericordia che con facile trasposizione si tenderebbe a riferire ai poveri profughi che fuggono dalle guerre e dalla miseria, in verità va girata agli italiani. Non solo: ma non la riferirei ai migranti per una serie di ovvie ragioni. Va da sé, infatti, che le misericordie corporali e spirituali, cioè quella serie di provvidenze e conforti che la religione cristiana incita a donare ai bisognosi, vanno elargite anzitutto a chi è vicino (infatti il termine “prossimo” ha proprio questo significato), e secondariamente (e non certo obbligatoriamente) a chi è lontano. Se poi chi è lontano viene sospinto apposta laddove nessuno lo vuole e lo desidera, cioè a casa degli altri, e ne viene sospinto a frotte di migliaia al giorno, per secondi fini, cioè per obbedire a un piano mondialista che ha tutto in testa fuorchè la misericordia, i 14 precetti vengono sonoramente a decadere e non hanno più senso, non solo, ma vanno ritirati e negati. Non c’è bisogno di una vista particolarmente lunga per vedere dov’è l’inganno dell'accoglienza, e dove veramente s'intende arrivare con tutte le smancerie sulla lieta convivenza multietnica.
La confusione babelica non evoca affatto ciò che Dio vorrebbe per l’umanità, bensì l’esatto contrario. E girando per l'Italia (per non parlare del resto d'Europa dove esistono vere e proprie enclavi dove domina la sharia, che è contraria allo Stato di diritto nato dall'Illuminismo), soprattutto in alcune città (Brescia, Parma, Reggio Emilia, Prato, etc.) si assiste a una commistione di lingue, usanze, tratti somatici e caratteriali, modi di vestire, regole, usi e costumi, in poche parole a un sovvertimento che qualcuno ha inteso propinarci, e che, più che rientrare nei piani divini, entra piuttosto in quelli diabolici. Inutile che insistano gli “accoglienti” di professione che credono al paradiso dopo la morte come premio alla loro bontà, sul vero significato della stessa che si sbracciano a elargire a tutti tranne che agli italiani. Stendiamo un velo pietoso sulle stucchevoli tiritere che gli emigrati sono una ricchezza, che i cristiani non devono erigere muri, etc. etc. etc, come recentemente ripetuto, nella solita intervista di propaganda, dal nuovo preposito della Compagnia di Gesù e grande amico di papa Bergoglio, padre Arturo Sosa Abascal: anche lui proveniente dall'America latina, anche lui smanioso di accogliere milioni di migranti che potrebbero essere deviati assai meglio dalle sue parti e vedere l'effetto che fa.
Una falsa misericordia, diciamolo subito, che sottrae ai legittimi abitanti miliardi e miliardi di euro (compresi i soldi inviati dagli stranieri ai paesi d’origine e compreso l'altissimo numero di delinquenti stranieri mantenuti a nostre spese nelle carceri), e sta causando un grave disagio sociale, culturale e psicologico nella popolazione già provata dalla crisi, a cui nessuno, in barba alla democrazia ormai andata a farsi friggere, ha mai chiesto il permesso di nulla. Poi, quando questi migranti ogni tanto, inevitabilmente, muoiono in mare, l’insoffribile palcoscenico del buonismo raggiunge la sua apoteosi, e anche l’imbecillità di chi si permette di addossarne la colpa agli italiani.
Ma la bontà c’entra assai poco col buonismo, anzi ne è all’antitesi. Gli scritti della Patristica e della Scolastica, basi dottrinarie del cristianesimo, ci dicono che il cristianesimo, comunque si voglia interpretare il Vangelo e gli Atti degli apostoli, non è l'equivalente del buonismo, ma qualcosa di molto diverso e ben più elevato. Non mescoliamolo dunque alle dichiarazioni esaltate di coloro che credono di fare la volontà del Signore. A tal proposito, proprio il suddetto Abascal, in una recente intervista, ha ammesso che non si sa con precisione cos'ha detto Gesù Cristo. Benissimo. Avrà forse detto ai popoli d'europa di andarsi a suicidare? Nel Vangelo vi è l'esempio del buon samaritano che soccorse amorevolmente il viandante derubato, bastonato e abbandonato sanguinante per strada dai briganti, ma non per questo si presentarono tutti i derelitti bastonati e sanguinanti a casa sua negli anni a venire, tantomeno traghettati in massa da lidi lontani, e solo in Italia ne sono sbarcati già 50.000 dall'inizio dell'anno, e, tra l'altro, non sono né sanguinanti né bastonati e tantomeno denutriti. Lasciamo dunque la misericordia, che è una cosa seria, a chi è misericordioso veramente, e diciamo le cose come stanno, e cioè che si tratta di una una vera e propria invasione di allogeni, organizzata e premeditata su vasta scala, la quale pertanto non risponde a nessuno dei requisiti che la renderebbero destinataria naturale della misericordia, proprio perché non è né spontanea né casuale né temporanea come dovrebbe essere se si trattasse di autentica emergenza, bensì è pilotata, incoraggiata, voluta, strumentalizzata e finalizzata: infatti non finisce mai. Migliaia di uomini delle nostre forze dell'ordine sono giornalmente distolti dai loro normali compiti in difesa degli italiani per far fronte all'immigrazione, la quale si sviluppa per la gran maggioranza dal continente africano, ove le guerre tribali, la miseria, le malattie e la schiavitù ci sono sempre state e non sono certo una novità di questi tempi, cosicchè non c’è una vera causa intrinseca a quest’invasione se non in un piano preordinato, deciso altrove per secondi fini, e dunque estrinseco: inoltre, il 70% di questi migranti non proviene affatto da zone di crisi e di guerra, ma dal Marocco, dalla Tunisia, dal Senegal, dall'Egitto, dal Mali, dal Camerun e dalla Nigeria del sud, ove si conduce una vita tra le più normali dell’Africa.
Chiaro che gli africani si acconciano a quest’arrembaggio perchè l'evoluto occidente che a loro appare opulentissimo è sempre un ambito traguardo. Ma essi non ci pensavano affatto a venire in Europa e a salire sui barconi pagando fior di dollari, prima che il gioco valesse la candela, e cioè che l'europa stessa li spingesse a venire, dando il segnale di via libera e addirittura andandoli a prendere. Adesso, sanno che non solo possono, ma devono venire. Che più sono meglio è. Che troveranno accoglienza, pasti caldi, un lavoro, la precedenza e preferenza rispetto agli italiani, e potranno chiedere il ricongiungimento familiare. Sanno che potranno fare la voce grossa, magari rovesciando cassonetti, spaccando vetrine e lanciando bottiglie se la sistemazione logistica non è di loro gradimento o qualcuno fa loro gli occhi storti. Sanno che potranno delinquere senza che gli italiani si sentano autorizzati a reagire per evitare guai seri con la giustizia che subito salterebbe loro addosso. Le pubbliche autorità, infatti, proteggeranno sicuramente i poveri migranti e accuseranno gli italiani, assieme a una schiera di finti apostoli con cui San Pietro non vorrebbe aver nulla a che fare, schegge della rottamazione di una sinistra, di un centro e di una destra che più non esistono.
Ma: a chi giova tutto questo smanioso affaccendamento simil-francescano? Cui prodest?
Per chi crede che il NWO (nuovo ordine mondiale) sia il prodotto della fantasia dei complottisti, sarà d'uopo interrogarsi sulla sospetta fregola altruista improvvisamente sorta nei capi politici di aiutare e beneficare gente di tutt'altre lingue, etnie e culture a spese degli autoctoni e dell’erario. E siccome noi non ci reputiamo ingenui, intendiamo sfatare una volta per tutte quest’inganno. Scartata la misericordia che non c’è, resta solo un calcolo primario, cui se ne affiancano altri comprimari: il calcolo di distruggere il concetto stesso di identità nazionale, considerata un ingombro sulla strada della globalizzazione che sola potrà garantire il potere mondiale a una ristretta cerchia di persone. Il neoeletto presidente francese Macron ha affermato di trovarsi in piena sintonia con il potente ministro delle finanze tedesco Schauble, secondo il quale bisogna procedere speditamente alla “costruzione dell'europa”, da intendersi come distruzione delle nazionalità per sostituirvi definitivamente organi sovranazionali che esautorino una volta per tutte ciò che rimane dei già pleonastici parlamenti e governi nazionali. E va da sé che i paesi più deboli, non solo economicamente, ma politicamente come l'Italia, dove un'allegra brigata di elettori vota Renzi, la Raggi e simili, ciancia di cose inutili e guarda gli spettacolini propinati dalla televisione, non conteranno letteralmente più un fico secco e saranno servi e succubi della elite economica-finanziaria e dei suoi lacchè che, dopo il fuoco di paglia dell'elezione di Trump, si sono sfregati le mani alla vittoria di Macron, preparandosi a dettar legge in Europa senza più neanche quella copertura di facciata che avevano tenuto finora. Da qui alla distruzione della democrazia parlamentare e dei diritti sociali acquisiti, il tutto unito e cementato dalla compressione della libertà sotto vari pretesti, il passo è breve e ineluttabile. Ecco quel che ci aspetta se non interverranno fattori eccezionali -che sovente nella Storia avvengono-, ma tra i quali escluderei senz'altro il risveglio degli italiani, essendo più facile che sbarchino gli Alieni.
Gli altri calcoli di cui si parla sono tutti secondari e collaterali: arricchire le organizzazioni che campano sulla cosiddetta accoglienza, procacciare manovalanza non qualificata a basso costo, lasciare in Africa le cose come stanno, abbattendo i pochi cenni di risveglio autoctoni che cominciavano a spuntare qui e là, favorire i Sauditi -alleati fissi degli Stati Uniti-, cioè i potentati arabi wahabiti (vale a dire della corrente islamica più estremista) smaniosi di espandere in Occidente la propria influenza economica e religiosa, e di costruire, oltre alle moschee, un gasdotto passante per la Siria che Assad aveva rifiutato; servirsi dei migranti come provvidenziale “bacino d’utenza” della nostrana partitocrazia in miserevole declino, far fronte al calo demografico della penisola, anche se tutti vedono che la famiglia italiana non viene aiutata dallo Stato il quale fa pagare tasse anche sull'aria che si respira, il che porterà via via alla vanificazione della classe media, cellula fondamentale di una società economicamente in buona salute.
Nell'inevitabile sconforto che ne deriva a qualunque lucido osservatore, sarà bene precisare che la Storia cela trabocchetti e sorprese, in altre parole è imprevedibile, il che costituisce l'unica speranza per i pochi che vanamente si dibattono nel tentativo di salvare l'Italia dall'inghiottitoio europeo. E infatti, tanto per cominciare, nonostante le aggressioni cui è stata sottoposta negli ultimi anni, gli innumerevoli suicidi di italiani che non ce l’hanno fatta, e la svendita pressochè totale del patrimonio pubblico e privato nazionale (di cui poco è rimasto), il nostro Paese si regge comunque ancora in piedi, mentre forse era prevista la sua riduzione in miseria più o meno come la Grecia, di cui i buonisti di professione si guardano bene dal parlare, o comunque una sua sensibile e rovinosa caduta economica e morale: poiché non è avvenuta né l’una cosa né l’altra nonostante i ben noti governi pretesi dall'europa, ora il timone si sta spostando verso altre formazioni politiche le quali dovrebbero sostituire il PD in caduta libera di consensi, e che a tutto si aggrappa pur di sopravvivere. Ma i 5 stelle in azione (o inazione) li abbiamo già visti e ci basta. Per quanto riguarda Salvini e la Meloni, che non fanno paura neanche a un pettirosso, più che attaccarsi al decrepito carro di Berlusconi sembra non sappiano fare. Anzi: con questi personaggi si rischia pure la divisione territoriale. Si chiami autonomia, federalismo, autodeterminazione, regionalismo, non ha importanza, perchè con le parole, si sa, si può giocare, ma trattasi di una mira sempre attuale, tuttora rimasta nei sogni di qualcuno. Non a caso il candidato mancato alla presidenza austriaca Norbert Hofer aveva potuto bellamente affermare di “rivolere” l'Alto Adige che lui chiama sudtirolo senza scatenate particolari reazioni, e infatti, nelle condizioni di remissività biologica in cui versa il popolo italiano, c'è d'aspettarsi che una mandria di cretini gli dia pure ragione.
Tempo fa l’Egitto (l’unico paese militarmente organizzato del Nord Africa in grado di condurre una guerra) aveva esortato l'Italia a un intervento militare autonomo nel Mediterraneo contro l’Isis in procinto di occupare Tripoli (prima che il provvidenziale Putin intervenisse), vista la vicinanza con le nostre coste. Ma: abbiamo noi una politica estera autonoma e indipendente come l'aveva il Regno d'Italia? Giammai. E infatti, nel giro di poco, il presidente egiziano venne “azzittito” dalle portaerei francesi e americane che s'affrettarono a prendere posizione in quelle acque, non già per schiacciare l’Isis, ma per non veder contrastato il loro predominio: un predominio del nulla, in verità, sopra un mondo sempre più allo sbando e ingovernabile da chi non lo sa governare, appunto.
Tornando agli immigrati che spesso con poca creanza e gratitudine sgomitano sul nostro suolo, magari parlando arrogantemente a voce alta nel loro incomprensibile idioma, sappiamo che c'è qualcuno che scioccamente li paragona ai nostri emigrati di un tempo. Non c'è bisogno di essere degli storici per smentirlo categoricamente: i nostri emigrati andavano nelle Americhe, cioè in luoghi vergini e sterminati dove c'era bisogno di tutto. Invece dell'accoglienza, trovarono norme severe, degrado e maltrattamenti. Andavano ove c'era fame di popolamento e di manodopera, oppure forte richiesta di competenze qualificate: si pensi alla costruzione della Transiberiana che fu opera di italiani, alla costruzione della capitale svizzera, Berna, ove espressamente le autorità elvetiche richiesero gli italiani per le loro specifiche competenze in materia, o a quella di S.Pietroburgo, ove la zarina volle assicurarsi la ben nota maestria artistica italiana. Secondariamente, la nostra emigrazione in nessun caso potè considerarsi un'invasione, in quanto contribuì grandemente alla storia, alla costruzione e al miglioramento dei paesi ospitanti (basti pensare all'Argentina e all'Uruguay), e senza minimamente godere di alcuno dei proficui vantaggi che il nostro governo elargisce invece a codesti nuovi arrivati caricandone le ingenti spese sulle spalle dei contribuenti italiani ridotti al “fesso che paga”; migranti che, salvo rari casi, non hanno nessuna particolare competenza e non hanno contribuito in nessun modo alla storia e alla costruzione della nazione italiana, la quale rimane per essi un'entità estranea, un semplice luogo geografico ove abitare, e di cui si mostrano sovente lontani dal voler imparare e rispettare la millenaria splendida civiltà. Il fatto che vi sia una minoranza che invece si integra e si vuole integrare, e noi ne siamo lieti, non toglie il problema di base, e cioè che un paese piccolo come l'Italia, privo di materie prime, politicamente debole, impoverito dalla crisi, angustiato da ricorrenti calamità naturali e da molti altri problemi, è costretto a soggiacere da anni a un'intollerabile invasione imposta con tracotanza dal governo ai legittimi abitanti, per “accogliere” la quale si ventila addirittura una futura legge di requisizione forzata di edifici.

A questo punto mi sovviene un bell'episodio del nostro glorioso Risorgimento: la storia di un bambino sudanese di 5 anni, fatto schiavo nella tragica tratta degli schiavi che in Africa era la regola e in cui i musulmani d'Egitto avevano la loro parte. Dopo il sanguinoso massacro della sua famiglia, l'incendio del villaggio e una drammatica marcia forzata in catene, l'infelice bambino venne “comprato”, per essere liberato, da un esule piemontese, carbonaro, condannato all'ergastolo e rifugiato in Egitto con molti altri patrioti italiani a seguito dei moti risorgimentali del 1821: il dottor Luigi Castagnone, che sarà poi il suo padre adottivo. Questi gli insegnò a leggere, a scrivere, a parlare italiano, e quindi lo portò con sè in Italia nel 1837, a seguito della grazia concessa da Re Carlo Alberto, salito al trono nel 1831. Qui, il bambino fu educato in varie discipline e battezzato dal Vescovo di Asti Michele Amatore, di cui assunse il nome, facendosi apprezzare per le sue virtù, la sua intelligenza, la sua lealtà, la sua modestia, e ottenendo subito la cittadinanza. Rientrato in Africa da adulto per cercare di aiutare il paese natìo con leciti commerci, poiché l'Italia aveva nondimeno bisogno di aiuto, si precipitò immediatamente a combattere, entrando nei bersaglieri e partecipando a tutte e tre le guerre d'indipendenza nazionale ove si meritò medaglie ed encomi, tra cui la croce di bronzo prussiana. Distintosi anche nella lotta contro i feroci briganti meridionali al soldo dei Borboni, si prodigò dipoi nell'epidemia di colera che funestò la Sicilia nel 1866, quando le autorità del Regno d'Italia coi Carabinieri in testa, incuranti di ogni rischio, rimasero giorno e notte al proprio posto tra i malati (disinfettando, curando, assistendo i moribondi, seppellendo i morti, esortando la gente a prendere le medicine, consolando i superstiti, etc.) mentre molti scappavano presi dal panico e dalla disperazione. In quell'occasione egli ottenne dal Re Vittorio Emanuele II la medaglia di benemerito della salute pubblica. Perfettamente integrato nella Patria adottiva, circondato dalla stima e dall'affetto unanimi, invitato nei salotti per la sua brillante e acuta conversazione, richiesto di consigli, sposò la milanese Rosetta Brambilla, volendo infine trascorrere la pensione (anticipata per motivi di salute) a Rosignano Monferrato in provincia di Alessandria, accanto al padre adottivo, vicino al quale è tuttora sepolto. Il caso di Michele Amatore del resto non era l'unico: altri ragazzi negri si trovavano in Italia a quei tempi, perchè liberati dalla schiavitù che imperversava nel loro continente.
Però, come ognuno può vedere, tutto ciò è l'antitesi di quel che oggi ci stanno imponendo con malagrazia, arroganza e supponenza, perfino accusandoci di essere “razzisti”. Il bambino sudanese del Risorgimento rappresenta il rovescio di ciò a cui siamo costretti ad assistere giornalmente, nell'imperversare di un'accoglienza illimitata, insensata e incontrollata che costituisce una vera e propria violenza contro gli italiani e anche una mancanza di rispetto per i migranti, spinti in massa ad abbandonare la propria Patria. Nè è difficile dedurre cosa penserebbe il nostro Michele Amatore di tutto questo caos che di misericordioso non ha nulla, e dell'aumento esponenziale della meningite in concomitanza con l'arrivo massiccio e irresponsabile di africani dalla cintura subsahariana, che è chiamata non a caso la “cintura della meningite”. Tutto questo non è misericordia, bensì negazione del diritto, della democrazia e del buon senso. Tutto ciò è negazione del Risorgimento.
Ma fino a quando dal basso si continuerà ad abboccare al catto-comunismo in tutte le sue diramazioni riciclate, riscaldate e riesumate, in tutte le sue tentacolari propaggini consumiste, mondialiste, europeiste, buoniste, islamiste, “genderiste”, papaliste e autoritarie che stanno causando danni incalcolabili, finchè non si capirà che tutta una corona di finti antagonisti gira attorno al tavolo delle spartizioni del potere, non si concluderà assolutamente nulla. Se la nuova versione dei comunisti riesumati dalla tomba del crollo del muro di Berlino è altrettanto odiosa e insopportabile della prima, non meno odiosa è la complicità di quella parte non trascurabile d'italiani che finge di non vedere, e sembra anzi gioire della decadenza dell'Italia cui è ben lieta di sostituire un'europa che esiste solo nell'immaginazione adulterata indotta dai media, la stessa che ha bendato gli occhi mentre Renzi regalava un intero tratto di mar Tirreno alla gongolante Francia, provocando vive proteste puntualmente insabbiate.
In questo bel clima, possiamo immaginare cosa significhi “l'educazione alla democrazia” (una curiosa democrazia senza elezioni) introdotta ultimamente nelle scuole dal MIUR (il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, fondato a suo tempo da Cavour per l’elevato fine dell'alfabetizzazione degli Italiani, e divenuto il solito strumento politico in mano ai soliti): significa il pensiero unico sovranazionale. Lo stesso che ha venduto l’Ilva agli indiani, ha smanganellato gli operai delle leggendarie acciaierie di Terni fondate dal Regno d'Italia, e portato agli stipendi più bassi e alle tasse più alte d’Europa. Lo stesso che ha condannato un tale a non mettere piede per 5 anni a Roma perché aveva osato esporre uno striscione contro la Boldrini davanti a Montecitorio. Lo stesso che permette al presidente della regione Lombardia Maroni, che non ha mai mosso un dito contro l'immigrazione e si è seduto eccome alla tavola imbandita del potere, d'indire un referendum del piffero sull'autonomia della Lombardia assieme ai suoi esaltati comparucci veneti, quelli che dicono che il referendum del 1866 era truccato, quando il Veneto aveva votato per conto suo l'annessione al Piemonte, senza che nessuno gliel'avesse chiesto, diciotto anni prima.
Costruire il nuovo in queste condizioni sembra impossibile, anche se dall’Italia, talvolta, è venuto l’impossibile. Ma gli italiani dissidenti e protestanti, a differenza delle altre nazioni d'Europa, non solidarizzano, non si organizzano, non si uniscono, non si conoscono. Non ne hanno il tempo, non ne hanno la forza, non ne hanno il coraggio, e, forse, le capacità. L'area della cosiddetta destra, pur ricca di tante persone valide, è purtroppo ingombra di personaggi ambigui, che anziché fare chiarezza, aggiungono confusione e disorientamento a quello che già c'è, e dunque sono fatalmente inconcludenti. Il risultato è che tutte le nazioni d'europa hanno un partito nazionalista-sovranista tranne l'Italia. Basta guardarsi in giro per concludere che non salterà fuori nessuna rosa di personaggi eccezionali in grado di imporsi sull’apparato pletorico e asfittico di coloro che ci comandano e sull'inconsistenza di coloro che dovrebbero opporsi ma sono più evanescenti della fata Morgana: non nascerà nessun Mazzini, nessun Garibaldi, nessun Cavour e nessun Re che guida gli italiani in battaglia contro il colosso austriaco. Il Risorgimento non si ripeterà in una nazione che l'ha comunque infamato, fosse pure ad opera di pigmei che ostentano la cultura storica che non hanno, e dovrebbero piuttosto parlare dei loro hobbies preferiti nel circoletto di amici al bar dello sport. Prefigurare in queste condizioni il ripetersi del miracolo del XIX° secolo è illusionismo. Il futuro non lo conosce nessuno e si può soltanto vaticinare, ma in definitiva ogni popolo ha il destino che si merita, e però, anche se il popolo italiano attuale si meriterebbe di essere estromesso dalla Storia nazionale per non essersi dimostrato all'altezza degli illustri antenati che tanto fecero per l'Italia, personalmente auspico che sopraggiunga un giorno l'aurora della liberazione e del riscatto per tutti gli italiani di buona volontà, che, almeno, in questa temperie, abbiano conservato la lucerna della fede nei destini ultimi della Patria.
Maria Cipriano