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martedì 19 agosto 2014

Ancora su Cesare Battisti

Cesare Battisti e l'Alto Adige
di Cesare Pettorelli Lalatta Finzi Roma
(Lettera pubblicata su «il Tempo», giovedì 12 novembre 1959, pag. 8.)



Signor Direttore,
ne Il Tempo del 6 c.m. vi è una corrispondenza da Vienna nella quale vengono attribuite al Ministro austriaco Kreisky queste parole: «l'affermazione che il Ministero degli Esteri austriaco avrebbe collaborato all'attentato contro il monumento a Battisti è tanto più assurda in quanto proprio il deputato socialdemocratico Battisti sosteneva che la frontiera italiana dovesse passare per Salorno».
Sorge allora spontanea una domanda a questo signor Kreisky: se il nostro martire Battisti non avesse sostenuto quanto a questo strano Ministro fa comodo asserire, il Ministero Esteri austriaco avrebbe potuto entrare quale partecipante occulto nella vergognosa azione?
Ma l'asserzione del signor Kreisky è un falso; mai il nostro grande martire ha non solo detto ma sostenuto che la frontiera italiana dovesse passare per Salorno. Vero è proprio il contrario: Battisti ha sempre detto, scritto, sostenuto, che Trentino e Alto Adige costituiscono una unità geografica e che i confini naturali e geografici dell'Italia passano al Brennero, Pizzo dei Tre Signori, San Candido, Tre Cime.
Io ebbi d'altronde Battisti, come collaboratore, al servizio informazioni dell'armata del Trentino, dal 18 gennaio al 15 marzo del 1916. Battisti è morto nel 1916 e rimandiamo il Ministro austriaco alla lettura dei due libri “Trentino” e “Il Trentino” che il grande martire e grande patriota pubblicò in Italia nel 1915, prima cioè della nostra entrata in guerra.
Per gli italiani che non sanno e per gli abitanti dell'Alto Adige che sono tratti in inganno dalla subdola propaganda che la luogotenenza di Innsbruck svolgeva per tedeschizzare Trentino e Alto Adige, facciamo prima, sulla traccia di quanto disse e scrisse il martire, alcune considerazioni. Battisti definisce sempre l'Alto Adige come territorio mistilingue. Mai lo chiama Tirolo meridionale o del sud e precisa che i confini del Trentino girano per 452 chilometri dei quali 13,6 lo dividono dall'Alto Adige, territorio originariamente italiano, ora mistilingue. Battisti definisce l'Alto Adige «la regione che si trova a nord del Trentino fino al confine geografico d'Italia» e che «corrisponde al bacino del fiume Adige, dalle origini alla stretta di Salorno, e che costituisce, con la maggior parte del territorio trentino una unità geografica». Dice ancora: «in tutta la regione dell'Alto Adige l'italianità è stata fieramente combattuta e ha perduto terreno nel Cinquantennio ultimo», «il territorio dell'Alto Adige trovasi nelle stesse condizioni politico amministrative del Trentino. E annesso alla provincia del Tirolo». Tutti sappiamo come era formata questa provincia del Tirolo. Battisti scrive: «Il Trentino non costituisce una provincia a se ma assieme alla regione dell'Alto Adige è unito al Tirolo o al Vorarlberg». E tutto è calcolato perché gli italiani siano sempre in minoranza. La contea del Tirolo comprende infatti (statistica del 1912) 386.437 abitanti nel Trentino, 560.176 nel Tirolo e Alto Adige, 145.408 nel Vorarlberg.
Ma altrove la stessa statistica ci dice che la popolazione tedesca dell'Alto Adige è di 215.345 unità contro 16.500 italiani, Battisti avverte «i circa 10.000 forestieri portati a parte sono quasi tutti italiani, a questi se ne debbono aggiungere almeno altri 15.000 che passano nel territorio almeno 10 mesi dell'anno (tutti lavoratori che in dicembre e gennaio rientrano in Italia e dei quali l'Austria non tiene conto) e che a questi 25.000 se ne debbono aggiungere almeno altrettanti qualificati nella statistica come tedeschi mentre non lo sono». Abbiamo così, anche allora, almeno 75.000 italiani.
Nella rappresentanza politica ed economica l'Austria stabilisce (facendo i conti a suo modo) un deputato ogni 8.890 tedeschi, uno ogni 11.710 italiani. Naturalmente, così inquadrati, mai i trentini riescono a far sentire le loro ragioni. E Battisti commenta «raggiunta con l'unica provincia una maggioranza di elementi tedeschi fu concesso a questi, con la forza del numero e con privilegi speciali, d'aver completo e assoluto dominio sulla popolazione italiana del Trentino».
Quando poi parla delle oasi tedesche in Trentino (e per lui Trentino è sempre tutta la regione) Battisti precisa che le immigrazioni vanno ricercate nell'azione politica di parecchi principi vescovi di origine tedesca, ligi agli imperatori, che affidarono la custodia dei loro castelli a feudatari della loro nazionalità che a loro volta chiamarono sui loro poderi pastori e boscaioli tedeschi.
Cosa va cianciando dunque questo signor Kreisky attribuendo al nostro grande martire asserzioni assolutamente in contrasto con le concezioni sempre chiaramente esposte?
I tedeschi sono tedeschi e noi li lasciamo in pace, ma non raccontino, come fanno, che Battisti, dinanzi ai giudici che lo condannarono poi all'impiccagione abbia affermato solennemente di aver preso le armi per la redenzione del suo Trentino e non per l'Alto Adige: è una menzogna che copre di fango chi ha osato e chi osa di ripeterla in giro. 

CESARE BATTISTI
E IL CONFINE AL BRENNERO
da: LEGIONE TRENTINA – Foglio d'informazioni ai soci dicembre 1959


Nello scorso novembre, dopo l'atto dinamitardo nella Fossa dei Martiri del Castello del Buon Consiglio, la Direzione della Südtiroler Volkspartei ha inviato al Presidente del Consiglio on. Segni il seguente telegramma:
«La Südtiroler Volkspartei ravvisa nel nuovo deprecabile attentato contro memoria Cesare Battisti propugnatore giusto confine linguistico Salorno tentativo aizzare opinione pubblica italiana contro sudtirolesi. Ricordiamo tentativo addebitare responsabilità popolo sudtirolese precedente attentato Mausoleo Trento et chiediamo severe indagini ed esemplare punizione».
In merito a questo abile telegramma, di proposito ci fermiamo solo alla definizione di Battisti «propugnatore giusto confine linguistico Salorno». Lo facciamo soprattutto perché con nostro grande stupore questa gratuita affermazione della S.V.P. non ha suscitato nessuna apprezzabile reazione nella stampa italiana, quasi fosse pacifico che Cesare Battisti abbia propagandata e combattuta la guerra escludendo dalle rivendicazioni nazionali il confine naturale del crinale alpino. Cesare Battisti, che di fronte all' evento storico della guerra che avrebbe segnato l'ultima tappa per l'unità della Nazione – mai pronunciò o scrisse parola che significasse accettazione del confine a Salorno. E pensiamo che il generalizzarsi e consolidarsi di una così falsa opinione sul pensiero battistiano circa il confine settentrionale d'Italia sarebbe fattore deleterio agli effetti della difesa del nostro diritto.
A dimostrare quale fosse il maturato pensiero di Cesare Battisti ci limitiamo a riprodurre qui avanti brani di scritti e discorsi del Martire, già da noi pubblicati qualche anno fa e ora integrati da altre citazioni:
« C'è il testamento di Garibaldi e di Mazzini, di tutti i fattari dell'unità della Patria che indicavano la suprema necessità di integrare l'Italia fino alle Alpi. Di questo testamento furono assertori i poeti d'Italia da Carducci a Pascoli, e banditori uomini come Bovio, Cavallotti e Imbriani. Alle firme di costoro, che son le vere firme del Popolo d'Italia, il popolo deve far onore».
«Solo quando il confine sarà portato alla grande catena delle Alpi, esso sarà veramente formidabile e facilmente difendibile per la sua natura e per la brevità sua in confronto della lunghissima linea attuale.
Altrettanto vale per la regione adriatica. L'unico confine sicuro è dato dalla ben marcata linea delle Alpi Giulie e delle Alpi Dinariche». (Dalla conferenza «Trento, Trieste e il dovere d'talia», Bologna, 13 ottobre 1914).
«giacché il territorio che è alle spalle del Trentino, costituente la regione dell' Alto Adige, fa pure parte dell' Italia naturale»…
« L'esistenza a questo punto [stretta di Salorno] di una catena parallela a quella del grande arco; l'essersi in grazia di essa formati due vestiboli ha costituito e costituisce per la penisola Italiana come una doppia barriera di confine, una duplice cerchia di mura, una esterna ed una interna. E la storia provò come tale duplice baluardo fosse necessario e provvidenziale.
La popolazione indigena del vestibolo inferiore della regione trentina è tutta italiana. L'elemento straniero non è neppur percettibile. Nell’Alto Adige invece l'elemento italiano è un quinto (quarantamila abitanti) di fronte a quattro quinti di Tedeschi l). >>
«Talchè quando Napoleone volle nel 1809 segnare come estremo confine del Regno d'Italia il confine linguistico, egli poté senza alcuna offesa o coercizione nazionale, includere nel dipartimento dell'Alto Adige oltre il Trentino, il cantone di Bolzano».
«Il pericolo sarà eliminato solo quando il confine politico arrivi ad includere tutti indistintamente gli Italiani che sono sul versante meridionale delle Alpi e tanto più il nuovo confine sarà militarmente sicuro quanto più si spingerà al nord; sarà formidabile se arriverà alla grande catena alpina dal Passo di Resia, al Brennero, a Toblacco».
(Dalla conferenza «L'italianità del Trentino e l'irredentismo italiano» Milano, 13 gennaio 1915).
«Non sono italiane per l'i.r. governo austriaco tutte le valli Ladine, l'alta valle di Avisio, l'alta valle di Non, ecc. E dal testo stesso dell'offerta (secondo la trascrizione della «Stampa») rileviamo come non sarebbero ceduti all'Italia la zona mistilingue di Bolzano e territori limitrofi che rappresentano il minimo indispensabile per garantire all'Italia un confine militare appena appena discreto».
(Dall' articolo «Persista la schiavitù di Trento, ma non sia vile la madre Italia» dal giornale ‘il Secolo’, 13 maggio 1915, a proposito dell'offerta austriaca per avere l'Italia neutrale).
Altra testimonianza del pensiero di Battisti circa i diritti d'Italia su tutta la regione atesina, troviamo nel volume «Il Trentino», pubblicato dall'Istituto Geografico De Agostini di Novara nel 1915, in cui Egli descrive in poche pagine anche l'Alto Adige. Nell'illustrazione cartografica appaiono tre tavole comprendenti la regione fino al crinale delle Alpi; e in quella dei «Confini geografici, storici ed etnografici» è fatto riferimento a “territori italiani e ladini in zona compatta n.2, a (territori italiani e ladini in zona mista con prevalenza italiana) e a (territori ove l'elemento tedesco si è sostituito all'italiano negli ultimi secoli).
Si legge, fra il resto, in quelle note:
«al principio del secolo scarsa la regione era ancora prevalentemente italiana.
Non solo a mezzogiorno del confine napoleonico del Regno italico (abbracciante oltre al Trentino il tenere di Bolzano), ma in tutta la Valle Venosta. Non mancavano elementi italiani neppure nei distretti di Bressanone e di Sterzen, mentre italiana è ancor oggi la Valle di Badia.
In tutta la regione dell'Alto Adige l'italianità è stata fieramente combattuta ed ha perduto terreno nel cinquantennio ultimo ».
· '" «Il numero degl'italiani (16.510) di fronte ai tedeschi (215.345) risponde ad una percentuale inferiore all'8 %. Ma esso è in realtà di molto superiore».
· . " «Oltre a questi 15.000 noi crediamo ~ in seguito a ricerche molteplici ~ di po· ter affermare che gli italiani dell'Alto Adige sommano a circa 45.000, equivalgono cioè ad un quinto della popolazione. Per rilevare quanto poco sia attendibile la statistica ufficiale, ci limitiamo a constatare che a Bolzano, secondo l'anagrafe del 1900, gl'italiani erano 1607; stando all'anagrafe del 1910 sarebbero scesi a 1323, mentre è notorio e palese che sono di molto aumentati».
· . .. «Nei vari distretti ove si parla il ladino (Val di Gardena e Val di Badio') ad ogni nuova statistica si fa apparire una diminuzione degl'italiani che in realtà sono sempre rimasti, dato il loro grande isolamento, stazionari» .
A proposito di questa importante pubblicazione, Cesare Battisti scrive in seguito:
Incompiuto rimase pure l'Atlante trentino del quale spero poter fare una seconda edizione, in cui troverebbe maggior posto I:AIto Adige. Particolarmente ho pronte la cartina geologica del Trentino e dell'Alto Adige, una carta delle ferrovie esistenti e di quelle progettate per tutta la regione atesina e trentina ed ho quasi raccolto al completo i materiali per una cartina della toponomastica romana e indicazioni delle località in cui esistono monumenti e 'ricordi romani dal Brennero ad Ala.
(Da una lettera dal fronte dell'Adamello, del lO novembre 1915).
••• Il Brentari e Larcher mi han parlato di... salornismo. Stia tranquillo. Non so . no affatto salornista. E capiterà, presto un mio articolo in proposit.
(Da una lettera di Battisti in data 14 ottobre 1914).
Chiudiamo la documentazione con la citazione di un significativo brano di lettera scritta da Battisti dal fronte del Tonale, nel settembre del 1915:
«Ho più forte che non avessi alla vigilia della guerra, la convinzione che il germanismo sarà debellato. Ho solo paura che sentimenti umanitari dei latini (c'è, per fortuna, il contrappeso inglese) concedano la pace prima dell'esaurimento della razza tedesca e ci riservino di dovere fra due o tre anni, rispondere a qualche agguato dei discendenti di Arminio. Ma allora sarà il finis
finium. Ed io non su queste balze, ma presso la Vetta d'Italia, avrò vicino mio figlio ... IJ.
Un'Italia, dunque, quella pensata ed auspicata da Cesare Battisti, racchiusa finalmente dai suoi naturali confini. Fatalmente, genti infìltrate nei secoli al di qua di essi, tedesche e slave sarebbero state incluse nello Stato italiano: fatto, questo, comune a tutte le zone di contatto fra nazionalità diverse.
Come Egli avrebbe visto l'amministrazione politica di tali minoranze non ci è dato sapere. Ma lo possiamo ben supporre, quando pensiamo a tutta la Sua vita spesa per l'idea di libertà e di fratellanza sociale: parità di diritti e di doveri con gli altri cittadini dello Stato, nella libertà piena di conservare la propria personalità etnica nel campo dell'istruzione, della cultura e delle tradizioni.
Ma, anzitutto, liberi sul suolo della Patria gli Italiani; liberi e sicuri come Egli scrisse. Tutti indistintamente gl'Italiani che sono sul versante meridionale delle Alpi.
 

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