La
domanda: “siamo soli nell'universo?” è sempre più una domanda
da porre ad uno scienziato piuttosto che a visionari e fanatici.
A
cominciare dai famosi e controversi canali di Marte scoperti dallo
Schiaparelli nel 1877 e che dettero il via a ferventi dispute
sull'origine naturale o artificiali di essi, per tutto il XX° secolo
fino ai giorni nostri l'attenzione degli scienziati si è sempre più
concentrata sulla ricerca di nuovi pianeti, ed in particolare di quei
pianeti che, presentando
caratteristiche simili alla Terra quali temperatura, gravità,
composizione e distanza dalla stella intorno cui orbitano, potrebbero
possedere i requisiti per lo sviluppo di forme di vita.
Grazie
al continuo miglioramento della strumentazione e delle tecniche
indagative ne sono stati scoperti migliaia solo nella nostra
galassia. Per questo motivo la scienza ufficiale oggi ha dovuto
ricredersi e riconoscere che la vita extraterrestre, se non è una
certezza (per ora), di certo è statisticamente molto probabile.
Inevitabilmente
però la scienza “ufficiale” che si occupa della ricerca della
vita extraterrestre non può non affiancarsi all'ufologia e prendere
atto che le migliaia di avvistamenti e fenomeni inspiegabili
documentati devono essere presi in seria considerazione, studiati ed
approfonditi applicando il metodo scientifico, evitando di dare adito
a mistificazioni, favoleggiamenti, fanatismo o trovate commerciali.
Di
queste tematiche se ne è parlato il 7 e l' 8 maggio scorso nella
Repubblica di San Marino dove ha avuto luogo il “17° simposio
mondiale sulla esplorazione dello spazio e la vita nel cosmo” e il
“24° simposio mondiale sugli oggetti volanti non identificati e i
fenomeni connessi”.
Ce
ne dà un breve resoconto la nostra Maria Cipriano, appassionata di
astronomia, la quale, oltre gli argomenti tecnico-scientifici
trattati nei due simposi, ci parla della relazione esistente tra
Storia ed Universo: una relazione sotto certi aspetti ovvia (qual è
la Storia più smisuratamente lunga, contorta, articolata e difficile
da sbrogliare se non la Storia dell'Universo?, come potrebbe esistere
la Storia senza l'Universo?) e sotto altri assolutamente
incompatibile (come può l'Universo infinito e dominato da forze
spaventose essere anche solo sfiorato da quell'interminabile
susseguirsi di piccoli avvicendamenti dai quali noi deriviamo,
quasi delle inezie in confronto ad esso, e che gli storici,
cercando di incastrarli tra loro in ordine temporale, chiamano
Storia?).
Giacomo Carnicelli
LA
STORIA NELL'UNIVERSO, L'UNIVERSO NELLA STORIA
CETI
(Contact with Extraterrestrial Think-tank Italy)
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Il 7 e l'8 maggio la
Repubblica di San Marino, fedele alle sue secolari tradizioni di
libertà e libero pensiero, ha ospitato, com'è ormai consuetudine da
molti anni, il 17° simposio mondiale sulla esplorazione dello spazio
e la vita nel cosmo, e il 24° simposio mondiale sugli oggetti
volanti non identificati e i fenomeni connessi.
La Repubblica di San Marino,
non a caso: che dette asilo, rifocillò e soccorse Garibaldi e i suoi
prodi fuggitivi inseguiti dagli austriaci, sfidando l'ira di Vienna,
che per prima eresse un monumento al nostro Eroe tuttora ben in vista
in pieno centro della città, che partecipò e aiutò il nostro
Risorgimento, e, unica nella penisola, ha elevato un monumento anche
alle vittime dei bombardamenti angloamericani, le quali, come si sa,
in Italia sono calcolate praticamente zero, come non esistessero. E
dire che si tratta di decine di migliaia di nostri connazionali.
Nella sede del Teatro del
Turismo, per due intense giornate, all'ombra dei tre mitici castelli
del monte Titano, studiosi, scienziati, astronomi, biologi e semplici
appassionati e ricercatori italiani e stranieri hanno parlato con
passione e competenza di quello che ormai è e sarà sempre di più
l'argomento del presente secolo e millennio: la ricerca della vita
intelligente extraterrestre, un tema che, affrancato dalla
favolistica fantascientifica, è ormai diventato parte integrante
della Scienze astronomiche grazie all'impegno pionieristico di
personaggi controcorrente i quali, quando ancora era considerato
ridicolo parlare degli Alieni, sfidarono l'ostilità dei governi e le
diffidenze di una Scienza ufficiale che non ammetteva nemmeno
l'esistenza dei pianeti extrasolari. Ora, invece, di questi
esopianeti ne sono già stati scoperti migliaia, anche vicino a casa
nostra, cioè a poche decine di anni luce. Dobbiamo esser grati
perciò a scienziati come Giuseppe Cocconi (che dopo la guerra se ne
andò dall'Italia, accolto in America alla Cornell university), Frank
Drake, Josef Allen Hynek, Fred Hoyle, Carl Sagan, e al nostro
infaticabile ricercatore Roberto Pinotti, i quali fin dagli anni
sessanta seppero vedere lontano, anticipando da varie angolazioni
quelli che, oggi, sono dati di fatto assodati: e cioè che i pianeti,
perlomeno nella nostra galassia, costituiscono la perfetta regola, e
dunque la vita aliena, lungi dall'essere una favola, è quasi
sicuramente una realtà. Si tratta solo di scoprire ove sia, come
sia, e perchè ancora non si sia fatta viva in modo chiaro e univoco
presso di noi o perchè ancora noi non siamo riusciti a rilevarla. Ed
è proprio su questo punto cruciale che il discorso degli
extraterrestri s'intreccia inevitabilmente a quello dell'ufologia,
che farà sorridere molti scettici (e anch'io mi annovero fra i
discendenti di San Tommaso), ma che pure è necessario affrontare per
avere un'idea completa di tutta la questione, la quale, se pur a
denti stretti, è stata ammessa anche dalla maggioranza dei governi
del pianeta, ciascuno dei quali ha un suo fascicolo riservato sugli
avvistamenti, che in certi casi hanno coinvolto interi gruppi di
persone in una volta sola, come a Phoenix in Arizona nel 1997. In
Italia, molti ricorderanno l'eccezionale ondata di avvistamenti del
1978, che colpì soprattutto l'Adriatico e il mezzogiorno, in
particolare Sicilia, Campania e Puglia, coinvolse carabinieri,
piloti, pescatori, addetti ai pubblici servizi nei porti e aereoporti
(anche chi scrive fu testimone di un avvistamento lungo la linea
ferroviaria Pescara-Ancona), e insomma costrinse giornali e
televisioni a parlarne e il governo a prenderne pubblicamente atto.
Fu in quell'occasione che l'allora presidente del Consiglio Giulio
Andreotti incaricò ufficialmente l'Aereonautica militare di lavorare
a stretto contatto con il Cun (centro ufologico nazionale),
un'associazione privata di ricercatori costituitasi nel 1967 e
presieduta dal dr. Pinotti che incontrò personalmente in
quell'occasione il Presidente del Consiglio.
Come è stato ripetuto anche
in questo congresso, l'ufologia non può più essere ignorata o
trattata con sussiego, ma va affrontata, analizzata e studiata
seriamente. Oramai è stato generalmente ammesso che esiste un
problema Ufo a cui non si è riusciti a dare una spiegazione, e
rispetto a cui va sempre tenuto presente ciò che raccomandò il
grande astronomo statunitense Josef Allen Hynek il quale mise in
guardia dagli imbrogli, le speculazioni, le mistificazioni e le
discutibili interpretazioni di personaggi che, già ai tempi suoi,
favoleggiavano a ruota libera intorno ad esso. Favoleggiare non può
essere impedito e la libertà di parola funziona per tutti, ma, per
essere credibile, il problema Ufo va trattato e analizzato
scientificamente, in modo rigoroso e lontano da sensazionalismi e
sedicenti visioni di profeti e mistici, nonché tenendo conto delle
critiche lanciate dai più famosi e accreditati anti-ufologi, come
James Oberg, ex ingegnere della Nasa, per i quali il fatto che il 5%
degli avvistamenti siano inspiegabili non significa nulla. Per questi
critici, il fenomeno ufo non esiste, è una bufala (citano quella,
clamorosa, dei palloncini bianchi scambiati per flottiglie aliene),
un'invenzione di mitomani, uno scherzo di burloni (famoso quello
giocato da alcuni studenti messicani a un detestato poliziotto),
oppure una trovata delle due superpotenze per distogliere l'opinione
pubblica, o ancora un fenomeno meteorologico, psichico, una forma di
psicosi collettiva o di autosuggestione. Essi dimenticano però che
fu il governo americano a chiedere ad Hynek stabilmente la sua
consulenza scientifica sugli Ufo, e lo stesso Hynek, che inizialmente
era assai scettico, fece parte di diverse commissioni governative di
studio, prendendo sul serio l'argomento quando cominciò a constatare
che tra gli “avvistatori” c'erano anche svariati suoi colleghi
astronomi, segno che il problema ufo non poteva essere una bufala, ma
una realtà, anche se al momento inspiegabile. In quell'occasione gli
scrisse: “Troppo spesso è accaduto in passato che materie di
grande valore per la Scienza venissero tralasciate perchè il nuovo
fenomeno non si adattava alla visione scientifica del tempo.”
Certamente è possibile che gli alieni non c'entrino nulla con gli
ufo, e lo stesso Hynek, dopo decenni di studi, ipotizzò che il
fenomeno presentava in molti casi caratteri somiglianti al
“poltergeist”, cioè a quelle rarissime manifestazioni psichiche
che danno luogo a fenomeni reali inspiegabili, quali spostamenti di
oggetti, visioni, apparizioni, voci, etc. Tuttavia egli morì, nel
1986, senza aver dato una risposta scientificamente certa, e
l'argomento può considerarsi ancora sospeso, anche se pochi anni fa,
nel 2013, al prestigioso Circolo della stampa di Washington si è
tenuta, di fronte a una commissione parlamentare Usa, una conferenza
a cui sono stati invitati i massimi esperti mondiali dell'argomento
(per l'Italia il dr. Pinotti) che, sotto giuramento, hanno esposto le
proprie testimonianze e conoscenze, e alla fine della quale si è
arrivati alla conclusione che il fenomeno Ufo esiste, è un fenomeno
reale, espressione di una tecnologia molto avanzata di origine non
terrestre.
Ci si può stupire che una
persona come me, dedita allo studio della Storia (e in particolare
della Storia del Risorgimento) che costringe a stare coi piedi per
terra e a scandagliare il ginepraio di vicende tutte terrestri,
s'interessi a simili argomenti. Ma proprio il secolo di Garibaldi e
di Mazzini, in cui si sarebbe portati a credere la gente rifuggisse
da simili argomenti e nemmeno li prendesse in considerazione, era
invece animato da un vivo interesse verso i mondi extraterrestri, e
quasi tutti, gente comune e scienziati, credevano ai marziani, al
punto che quando l'astronomo Giovanni Schiaparelli nel 1877, puntando
dal celebre osservatorio di Brera il telescopio su Marte, individuò
i famosi “canali”, vi fu una generale ammissione che trattavasi
di canali artificiali, opera degli abitanti di Marte. Soltanto nel
1894, un altro astronomo italiano, l'abruzzese Vincenzo Cerulli,
dall'osservatorio di Teramo dedusse trattarsi di un'illusione ottica,
il che peraltro non smorzò affatto l'entusiasmo, la speranza e
l'interesse per i marziani, che continuarono a tenere banco nelle
speculazioni scientifiche e nella letteratura fantascientifica, e a
cui anche il regime fascista dedicò una serie di storie a fumetti,
tra cui il famoso “Saturno contro la Terra”, una saga decennale a
puntate, tradotta anche negli Stati Uniti.
Ma, a parte tutto questo,
perchè uno storico dovrebbe interessarsi all'universo? A parte
l'interesse personale che chiunque facilmente può nutrire verso
questi temi così affascinanti, che cosa ha a che vedere la Storia
con il cosmo? La risposta è semplice, perlomeno apparentemente, dal
momento che la Storia indubitamente E' nell'universo. E,
paradossalmente, se non ci fosse l'universo, la Storia non ci sarebbe
e non ci potrebbe essere, non ci sarebbe nessuno di quei racconti che
gli storici mettono pazientemente insieme concatenandoli in una
sequenza temporale per cercare di spiegare chi siamo, da dove
veniamo, dove andiamo, cosa abbiamo fatto, che cosa abbiamo
intenzione di fare, etc. Dunque, se è vero come è vero che la
Storia è nell'universo, esiste una sorta di correlazione tra i due:
epperò una correlazione strana, inspiegabile, misteriosa, perchè
una realtà così smisuratamente grande, paurosa nelle sue forze,
incredibile nelle sue distanze che con fatica riusciamo a calcolare
con i parsec e gli anni luce, è il presupposto di cose piccole,
infinitesime e addirittura inconsistenti se rapportate a questo
gigante cosmico che ci sovrasta, rispetto a cui i microcosmi sospesi
nello spazio sono pulviscolo, ma nei quali avvengono i fatti che,
messi tutti assieme, costituiscono appunto la Storia. La quale, come
dice la parola, è vita superiore di piccoli esseri intelligenti
organizzati in comunità, in società via via sempre più complesse,
che si aggregano, si scontrano, si combattono, si confrontano,
interagiscono, cooperano, si alleano, si conquistano, si massacrano,
solidarizzano, nascono e muoiono, alzano gli occhi verso il cielo e
lo vogliono capire, e insomma danno luogo a tutta quella serie di
vicende cronologicamente susseguenti, spesso convulse, faticose e
dolorose, che si studiano sotto il nome di Storia, ma in modo del
tutto staccato e avulso dallo smisurato contesto cosmico nel quale
avvengono, il quale è e resta indifferente e pare non avervi
nessun'altra relazione oltre a quella che, se non fosse lì, la
Storia non ci sarebbe.
Fatte queste considerazioni,
si palesa una madornale contraddizione ed anzi una vera e propria
incompatibilità tra l'enormità smisurata del cosmo e la Storia. Può
la Storia che tanto ci coinvolge e influenza le nostre vite, nella
quale siamo immersi fino al collo e dalla quale siamo spiritualmente
plasmati, essere un insensato granello nel gigantesco lavorìo dei
corpi celesti? Apparentemente è proprio così: tra la Storia e il
Cosmo non esiste alcun vero rapporto, anzi vi è una palese
contraddizione, un dislivello assurdo, inspiegabile, insensato, alla
luce di che il cosmo con il suo frenetico incessante lavorìo e la
Storia con il suo frenetico e incessante susseguirsi di innumerevoli
vicissitudini, proprio perchè privi di una reciproca relazione
logica, non avrebbero nessun senso, nessuna causale, nessuna
finalità, ma resterebbero sospesi nel nulla, dal nulla partoriti e
verso il nulla diretti. A meno che non si possa ammettere che, se la
Storia è nell'universo, in qualche modo anche l'universo sia nella
Storia. Solo in questo modo si stabilirebbe una relazione logica tra
i due, solo in questo modo si aprirebbe una finestra razionale sul
formidabile enigma dell'esistenza.
Ma perchè l'universo sia
nella Storia occorrerebbe che una realtà così smisurata avesse in
qualche modo direttamente a che fare con i minuscoli mondi planetari,
il che è molto difficile -ma non impossibile- da immaginare. Come
semplice appassionata della materia, io ritengo che soltanto
l'esistenza di una civiltà galattica potrebbe costituire la prova
che l'universo non è insensato, poiché in tal caso esso
costituirebbe l'habitat naturale delle civiltà galattiche, e non più
il luogo smisuratamente vasto dove annaspano insignificanti
pianetini. Conseguentemente, questi ultimi, solo messi in rapporto
con la civiltà galattiche acquisterebbero il senso e il nesso
mancante con l'universo che li circonda, il quale universo sarebbe
nato per le civiltà galattiche, appunto, e solo secondariamente
anche per i piccoli mondi planetari come il nostro, i quali, solo
nella misura in cui la civiltà galattica sia entrata nella loro
Storia e li abbia fatti in qualche modo partecipi di una realtà più
grande, non sarebbero più frammenti dispersi e isolati nel cosmo, ma
diventerebbero parte di un gigantesco puzzle, i cui tasselli
invisibili e il cui filo labirintico sarebbe molto al di sopra di noi
e dei nostri livelli planetari, tenuto in mano da esseri lontani e
superiori che probabilmente non vivono e non possono vivere sui
pianeti della galassia, e la cui individuazione, impossibile a
qualsiasi strumento anche tecnologicamente avanzato, sarebbe
perseguibile in via razionale solo se si conoscesse in maniera molto
più approfondita l'universo, di cui noi, forse, vediamo solo una
piccola parte.
Maria
Cipriano
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