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sabato 27 agosto 2011

Osvaldo di Wolkenstein


"Mai incontrato nella storia, nella letteratura, nella cronaca una canaglia tanto simpatica. Eppure la sua fortuna, sul versante italiano, è passata dal silenzio al silenzio, finché..."



..finché l'hanno ingabbiato in una fitta rete di fili che chiamano internet. Da studioso un poco all'antica, che arranca su un antiquato programma di scrittura, non ho una idea precisa sul funzionamento della 'interrete', ma credo di capire che essa sia un luogo d'appuntamento di utenti molto diversi per livello intellettuale e morale, volti a soddi­sfare esigenze lecite e no. Tutti convengon lì da ogni parte: gente che conta e gente che vale, analfabeti e uomini di cul­tura, cani col collare e cani sciolti, furfanti e galantuo­mini, chiunque può far sentire la sua voce e accedere a questo im­menso su­permercato (del bene e del male, del brutto e del bello, del vero e del falso) e scegliere con pari op­portunità cultura, belle donne, pro­dotti di con­sumo; o, se preferisce, veltronaggini, trastulli inverecondi, droghe micidiali. Af­fari suoi. L'importante è che le persone per bene e di sano istinto non siano più emargi­nate e possano esporre i loro prodotti, le loro opinioni, i loro gusti con le stesse garanzie di cui godono delinquenti e sporcac­cioni. 
In­somma, finché la piovra non avrà al­lungato i tentacoli su questa provviden­ziale diavole­ria livellatrice, internet rappresenterà, almeno in Ita­lia, l'unica credibile prospettiva di par condicio.



Prima di internet non si parlava molto di lui nella sua terra (il Tirolo Cisalpino dove nac­que nel 1377), così pure nei paesi tedeschi dove lo avevano scoperto di recente. Eppure Osvaldo di Wolkenstein (Sëlva in gardenese) non era un soggetto minderwertig, da dozzina.

Nobile d'estrazione ma di gu­sti grossolani, po­eta non molto raffinato ma im­peccabile nei concetti nella metrica e nella rima, musico non originale ma virtuoso, uomo d'armi e politicante, avventuriero, gi­ramondo, donnaiolo, trincone, imbroglione: tutto questo era, e tant'altro ancora, un impasto di buono e di cattivo, sopportabile ad ogni palato.

  "Leva il calice e beviamo!
Non lasciamo
Questo Vino prelibato!
Se ci lega
Le ginocchia, ce ne frega!
Basta ch'entri difilato.
Se poi si va a letto col piede che ciurla,
è cosa da burla è cosa da burla."

CANTO LXXXIV, 9 sgg. - Trad. di F. POLITI



Bravi cominciò a parlarne giovanis­simo, nel lontano 1955, in una biografia se­riosa apparsa nell' <<Archivio per l’Alto Adige>> di Carlo Battisti e adot­tata come te­sto universitario a Roma da Luigi Lun, docente e studioso atesino, finché la piena dell'Arno, un­dici anni dopo, di­sperse la scorta degli estratti. Quel testo non era un gran che e, nello scempio dei capolavori distrutti o guasti dal cataclisma, la perdita passò inosservata. A rimediare, seguì nel 1970 Mito e realtà, edito dal no­stro Cen­tro, volume in ottavo, più decoroso che altro e comunque esaurito in poco più di un anno. Nel '71 pubblicammo un’edi­zione ridotta che non ebbe altret­tanto suc­cesso e nel '77, per non mancare all'appuntamento del giubileo osval­diano, il saggio Uomo e poeta, ac­colto con discreto favore. Per finire, nel 1986 uscì la terza edi­zione di Mito e realtà, che sul princi­pio tirò molto bene, ma pre­sto rista­gnò per satura­zione di mer­cato. L'invenduto ingombra tuttora il de­posito del Cen­tro e il povero autore, che ci si è in­vecchiato sopra, non fa che ripetere il ben noto lamento osvaldiano: « Soll ich von sorgen werden greis ».



Insomma, Osvaldo all'italiana, in ca­rattere con il percorso terreno del personag­gio, ha avuto i suoi alti e bassi navigando a vista, tra fortuna e bonaccia. La sua tumultuosa storia intessuta di avventure incalzanti, di tempeste e di lotte ha avuto ben strana sorte fra i lettori italiani: è en­trata nelle loro case in punta di piedi, uscendo dalle pagine di cinque libri tutti nostri, tutti dello stesso autore, quasi mai esposti in vetrina, di rado recensiti o citati dai mezzi d’informazione. Emblematico esem­pio di cultura sommersa che viaggia dal silenzio al silen­zio.
Ora, a pareggiare i conti, arriva internet. 

È andata così: un guru della tele­matica sco­pre il Wolkenstein, appro­dato in più siti di quel singolare pianeta: i titoli citati sono molti, ma tutti in tedesco. Quelli in italiano li trova, ibernati, in biblioteca. Ne sceglie uno, la terza edizione di Mito e realtà: lo legge, gli piace e dalla sua agenzia edu­cativa, la Tangram di Merano, lancia in in­ternet una sorta di caccia al tesoro telema­tica. Il concorso è intitolato, infatti, Caccia al Wolkenstein, precisamente all'originale del suo Canzoniere, trafugato con destrezza in un archivio storico da ignoti che lasciano tracce in di­versi siti. I ladri sono acciuffati a Vienna dalla polizia che però non rie­sce a bloccare l'intermediario in fuga con il pre­zioso ma­noscritto. In­vestigatori più sagaci, sulla base di nuovi in­dizi, do­vranno individuare il luogo dove è nascosto il codice.

Il gioco in interrete è stato presentato a Milano in an­teprima e giudicato come « la migliore iniziativa culturale dell’anno ». Il Mi­nistero della pub­blica istruzione, il Comune di Me­rano e la Provincia Autonoma Provincia di Bolzano hanno apprezzato gli « alti meriti educativi» del concorso e ne hanno assunto il patroci­nio. Anche il nostro istituto, uscito dal buio, ha fatto la sua parte dando con il suo volume l’indispensabile supporto storico-letterario.

Il Segretario della Tan­gram meranese ha voluto dare atto che « gran parte del successo ottenuto dall’iniziativa è da ascrivere al libro e alla capacità di attirare il lettore fino all’ultima pagina » (lettera 4 maggio 98 del prof. Bac­cin al prof. Bravi).

Ora il Wolkenstein che parla italiano come del resto lo parlava nella sua terra, bilingue allora non meno di adesso viaggia allegramente in internet. Sarà la più lunga delle peregrinazioni del poeta giramondo. E sulla scia di lui, con al­terna fortuna, il nostro libro guadagnerà nuovi lettori.


Silvano Valenti


Presso il Gruppo di Studio AVSER, sono disponibili ancora poche copie del volume. 

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