Cerca nel blog

lunedì 10 febbraio 2014

Toponomastica istro-dalmata

10 Febbraio, giornata nazionale in ricordo delle vittime delle foibe e del conseguente esodo giuliano-dalmata. A parte alcune onorevoli iniziative, portate avanti da associazioni che mantengono viva la memoria di quelle drammatiche vicende, il giorno del ricordo è passato quasi inosservato alla maggior parte degli italiani. Sono dieci anni che è stata istituita questa giornata, ma ancora si fatica a celebrarla con la dovuta dignità. Ed ogni volta scoppiano frustranti discussioni, sorgono accuse, si negano le sofferenze dei nostri connazionali.  Di fronte a certe dichiarazioni e a questo assurdo clima da bagarre, scaturisce in noi un naturale senso di rabbia che vorrebbe castigare tali nefandezze. Ma cedere all'ira sarebbe un grave errore. Anche se questa Italia non ci piace e non ci rappresenta più da troppi anni, dobbiamo continuare imperterriti la nostra battaglia culturale con stile, chiarezza e determinzione. La storia c'insegna quale sia l'importanza di serbare memoria. Anche una piccola voce nel deserto può raccogliere le orme di un viandante. Ed in questa era di crisi sono molti gli smarriti in cerca di un motivo di riscatto. Nonstante tutto, i tre colori della nostra bandiera possiedono ancora un forza catalizzatrice che può ridare speranza e vigore alle membra infiacchite di questa nazione. Per noi sarà perciò un onore mantenerne viva la fiamma. In questo 10 febbraio, che ormai si avvia al termine, vogliamo apportare il nostro piccolo contributo alla causa di tanti italiani che ancora aspettano giustizia. Con un breve estratto di Ferruccio Bravi in coda al volume dello zaratino Giuliano De Zorzi ("La Dalmazia vista da un Dalmata" http://gsavser.blogspot.com/2011/11/giuliano-de-zorzi-parla-non-da.html ), torniamo a rimarcare l'italianità del confine orientale facendo leva sulla sua toponomastica.






Appunti di toponimia (F.Bravi)

A: sui nomi di luogo istro-dalmati in -anum

I toponimi terminanti in -anum derivano spesso dal no-me personale del proprietario di un fondo rustico, in latino praedium, da cui il termine 'prediale'.
Ad esempio: Iulianum 'Giuliano' e sim. (Roma, Na, Ch), pre­dio di Iulius; Appianum ­'Appiano' (Co, Bz), predio di Appius. Questo suffisso aggettivale -anum caratterizza i pre­diali ro­mani entro i confini dell'Impero.
Nell'area storico-geografica italiana i toponimi in -anum sono più numerosi che altrove e soverchiano altri tipi di prediali nell'insieme; 1 alcuni sono formati su gentilizi non latini o hanno origine ambi­gua o incerta.
Ad esempio: almeno tre dei sette Bolzano dell'alta Italia hanno origine da un personale 'allogeno' (Baudius o Abu­dius), mentre Bozzano in Lucchesia – che richiama la forma medievale atesina Bozanum da cui la forma tedesca Bozen – e altri simili derivano da comuni voci rurali (pozza e bozza 'acquitrino'). Stessa origine ha la Bozzana in Versilia, dal toscano bozzo a sua volta da *bodius 'fosso pieno d’acqua' pure di matrice velianica; ma non si puo giurare che Bozzana a Caldes nel Trentino proceda da identica trafila.
Allo stesso modo i Va­rano sparsi in tutta Italia risalgono a basi pre­romane con riferimento ora a 'terreno paludoso', ora ad 'altura'. L’attribuzione, idronimica od oronimica, è connessa al carattere geomorfico del luogo: nel primo caso a *uar-2 'specchio d’acqua', nel secondo a *uar-3 'altura', l’una e l’altra basi congetturali 'velianiche' .2 In­fine, è impossibile di­stricarsi fra i tanti Vezzano che pos­sono essere prediali da Avitius, Vet­tius, Vittius, ovvero agget­tivali del lat. vitta 'benda', 'infula' – da cui si fa derivare, per metafora, vetta – o del velianico *(a)ui-t3 'altezza', 'cima'.

I nomi di luogo in -anum sono accolti nel massiccio Dizionario di toponomastica della utet (v. Bibliografia, aa. vv.), ma non tutti. L’opera dal sottotitolo Storia e significato dei nomi geografici italiani, tralascia, oltre alla microtop­onomastica, tutti i nomi di luogo dei territori italiani fuori dei confini in cui è ingabbiata questa repubblica. Esclusione ovvia la prima, poiché, per piccina che sia, l'Italia di nomi geografici ne ha fin troppi; ma non trovo per niente ovvia la seconda .3
A rimediare in qualche modo all’omissione, elenco qui sotto i toponimi istro-dalmati di tipo -anum che ho potuto racimolare, nomi che hanno un fratello identico o si­mile al di qua di un mare "amarissimo" più che mai.
I nomi non sono tutti, né son tutti prediali; alcune proposte etimologiche attendono conferma, i raffronti sono indicativi ma sostanzialmente fondati.
Eccone dunque l'elenco:
Ancarano, Capodistria: < Ancharius. – Cfr. Ancarano (Te, Pg), Ancaiano (Pg, Pi).
Antignano, Capodistria: < Antinius o sim. – Cfr. Antignano (At, Li), Ante­gnate (Bg), Antognano (Lu, Pc), evidentemente per conta­minazione di Anto­nius.
Arzano, Spalato (sulle Dinariche: < Artius). – Cfr. Arzano (Na)e Arzago (Bs) con suffisso prediale gallo-romano.
Cavrano, Pola: < Caprius o piuttosto vel. *caur-3 'pietraia'. – Cfr. Ca­vriana (Mn), Capriana (Tn).
*Cigliano o sim. (croato Laklian o Jaklian)­, isoletta p. Ragusa: probab. origine venetica da una radice *ak- 'aguzzo' riconoscibile in Acelum, già mu­nicipio romano (ora Asolo, paesotto trevigiano). La forma croata Laklian indizia un tramite dalmatico *(ko)l ak(e)l- ian .4 In alternativa: aquilus 'acquoso', 'oscuro'; pre­diale da genti­lizio im­precisabile (Acilius? Caelius? Caecilius?); vel. *cail- 3 'poggio' o sim. Cfr. Aquileia (Ud), +Kilian (Bz),5 Cigliano (Vc), Ciliano (Si), Ciglié (Cu), Ciano d'Enza (Re),6 Ceciliano (Ar), Ciciliano (Roma).7
Crappano, Sebenico: forse da vel. *crap-3 'crepa rupestre' o sim. (cfr. Monte Grappa).
Dignano, Pola: da confrontare con prediale omofono udinese (< de Ignano < Ignius per cui v. DT, pg. 250) o piuttosto con Legnano che il Salvioni deriva da Latinianum tramite l’attestazione medievale Ledegnanum, ivi pg. 349.
Gallesano, Pola: < Gallicius. – Cfr. Galliciano (Rc).
Goriano, a N. di Aurisina (Ts): probab. prediale da Cordius, con ri­chiamo dello slavo gora 'monte' Cfr. Goriano (Aq).
Lisignano, Pola < Licinius, come Lisignago (Tn). – Cfr. Le­zi gnan (Linguadoca).
Manzano, Capodistria: < Amandius o Mantius. – Cfr. Man­zano (Ud, Pr), +Manzano, ora S. Felice (Tn).8
Momiano, Capodistria: < Mummius o prerom. *maum-3 d’incerto significato. – Cfr. Momo (No), Mommio (Pt, Ms).
Paugnano, Capodistria: < *Papinius? – Cfr. Papignano (Bi).
Perzagno, Cattaro, slavizzato in Prsanj: < Persius o Bercius, con esito -n- < -gn- per posticipazione di -i- e/o attrazione del tipo croato -nj. – Cfr. Ber­zano (At, Al), forse in relazione con Berzo (Bg, Bs), Berzonno (No), Perzacco (Vr), Bersano (Pc).
Pirano, Capodistria: non prediale, forse da vel. *pir-3 allotropo di *uir-3 'altura'. – Cfr. Piraino (Me), Pirillo (Cz).
Risano, presso Perasto alle Bocche di Cattaro: analogi-co da *Risino. Il nome latino classico era infatti Ivlivm Rhi-sinvm.
Risano, Capodistria: forse da rivus sanus e comunque da rivus 'ruscello'. – Cfr. Risano (Ud), T. Rissa / Riessbach con R. Rissa / Riesenbach e Riscone / Reischach (Bz).9 T. Risicone (Sr, < *ri(vi)-siccone 'rio secco'?), +Russanum ora S. Maurizio p. Bolzano con riferimento alla sorgente sulfurea che risanava (come dire, in trentino: ru san).
Sissano, Pola: < Sessius o Sittius. – Cfr. Sessano (Is), Sizzano (No).
Stignano, Pola: < Stenius. Cfr. Stignano (Rc, Pt, Lu).
Strugnano, Capodistria: etimologia incerta, come per Strognano (Pr), Striano (Na), Strigno (Tn). È pensabile un congetturale *(a)strun-i- da vel. *ast-2 'torrente', per cui cfr. Torrente Strona (No, Vc).
Trappano, Sabbioncello, Ragusa: origine incerta. Forse in rela­zione con forme neogreche tipo Δραπάνον da δρεπάνη 'falce' per cui cfr. Drepanum 'Trapani'. In alternativa: < *trapetanum < trapetum < τραπήτον 'torchio' da cui Trap­peto (Pa, Ct) e le voci dialettali meridionali trappítu e trappítë 'frantoio'.
Tribano, Capodistria: origine incerta, forse da antroponimo Tre­bius o da *triv(i)anu- < trivium o da italico trepia 'casa'. – Cfr. Tribano (Pd), Tribiano (Mi), Trebiae < Trevi (Pg, Fr).
Ugliano, Zara: origine incerta, forse da Iulius10 oppure Ollius, o da *aulanu- e questo da vel. *aul-2 'canale' da cui Aulla (Ms) e forse Olang / Val­daora (Bz, anno 993 Olaga)).11 – Cfr. Ugliana (Me), Ugliancaldo (Ms), Oglianico (To).
Visignano, Parenzo: < Visinius. – Cfr. Visignano (Pi), Bisi­gnano (Cs, Ap).

Note:
1 Intendo i tipi ligustico (-ask- > -asco, -ink- > -inco), gallo-ligure (-engo), gallo-romano (-acum > -ago), germanico (-ing > -ingo).
2 'Velianico' è termine convenzionale da me proposto in una relazione del 1998 al Circolo Culturale G. Gentile di Bolzano, registrata e pubblicata sotto il titolo Cosa c’è sotto i nomi (per cui v. Nota bibliografica più oltre). Ritengo che esso possa sostituire i termini «mediterraneo», «ligur e «prelatino» in quanto riferito a lingua di popolazione preromana organizzata in nuclei sinecistici o villaggi rurali che essi chiamavano veli. Tra veli e villa il passo è breve: il lat. villa 'fattoria' incorre ancora nel VI d.C. col significato velianico 'piccolo borgo' nella Lex Salica. Il riscontro ibero-ligure ed ellenico è heli. Numerosi i derivati nella toponomastica mediterranea. Cito Velia/Elea nel Cilento e Velia laziale, uno dei tre villaggi sul Palatino avanti la nascita di Roma. Di heli- con variante *feli-, oltre a numerosi Elimberrium, Lim-berri e sim. in Iberia (eli-berri equivale a Villa-nova e Città-nova, Hiberia è composto da hi articolo e berri a significare la Nuova, da intendere la Terra-nova dei Veliani, essendo stata l’Africa la loro terra originaria, vecchia), si ha traccia nella Venezia Tridentina: Elle in Pusteria, Rina originariamente Elina in Val Badia, Fié (in origine: Vels). A Tesero in Val di Fiemme, dalla finestra del mio studio, si vedeva il terrazzo di Fia («Fella» nei documenti).
Nelle basi velianiche il pedice numerico distingue le categorie della radice: bionimica, idronimica, oronimica. L'asterisco *, come d'uso, indica le basi radicali e le voci congetturali.
3 Seguendo il cattivo esempio delle ultime edizioni dell'«Annuari del TCI, il dt segna un deciso passo indietro rispetto al precedente DETI che, oltre ad ac­cogliere i nomi di molte frazioni, alle pgg. 649-676 censisce, sia pure sommaria­mente, i toponimi della Corsica, della Svizzera Italiana, di S. Marino, del Nizzardo, dell'Istria e della Dalmazia (i nomi geografici istro-dalmati – pgg. 643-648 – sono un buon centinaio).
4 Kol è articolo determinativo, dal basso lat. (ec)cu-ille come il pronome quello. È ag­glutinato ad ak(e)l- che conserva il suono della c gutturale latina davanti ad e, come di regola nel dalmatico, ad es.: dik < dece(m).
5 Sul Salto sopra Bolzano, docum. in Cata­sto Teresiano, Circoscriz. di Va­las.
6 Nel sec. XI Cilianum. DT, 206.
7 Inoltre: Cilli (Celeia nel Norico), Cellio (Vc), Cellore (Vr), Ce­lio e Montecelio (Caelius Mons a Roma), Kellmünz (Caeli Mons in Vindelicia).
8 Inoltre: vari altri Manzana con Manziana, Mantana e sim. dalla Pusteria a Roma e fin verso il Mez­zogiorno d'Italia.
9 Anno 1337 Risconi. – DTA II 6685.
10 L'attestazione documentaria Insula Iuliana è forma umanistica insufficiente a comprovare un prediale classico *Iulianum. – Giuseppe Praga, Elementi neola­tini nella parlata slava dell'Insulario dalmato, AMSD, X (Venezia, 1982), 133.
11 Anno 993 Olaga. – DTA II 3991.


B: personali e toponimi di tipo -ik-

I – NOMI DI FAMIGLIA IN -ICH e -C.

La formante -k- dà valore qualificativo o demotico ai derivati con suffisso -ik- presente nelle lingue dei vari rami del gruppo indeu­ropeo e forse anche nell'etrusco e nel retico.
Esempi:
latino amicus, Italicus, Satricum;
venetico andeticobos 'ai discendenti di Andeto', ion-(i)-kos, allisikos, pittamnikos (personali),
greco βασιλικóς,’Iταλικóς.
germanico redilih 'redlich'
slavo starik 'vecchio', slika 'immagine'
etrusco pernich 'magistrato', cerich 'costruttore'.
retico remich 'Aremia', pirikan 'di Pirrico' (?).
In Dalmazia il suffisso -ik- è rappresentato dal veneto-dalmatico -ich e, credo, dall'uscita croata -ć.
Di qui il frequente interscambio delle due uscite. Già sotto la dominazione austro-ungarica i parroci slavi per ignoranza o più spesso con malizia alteravano i cognomi italiani nei registri battesi­mali; altrettanto con­tinuarono a fare sotto i successivi regimi, sistematicamente, gli scritturali slavi dello stato civile. Avveniva così che nel giro di quattro generazioni il cognome Ferretti fu mutato in Foretić attraverso successive alterazioni: Ferrettich, Feretich, Fore­tich. In moltissimi nomi di famiglia il suffisso dalmatico -ich fu croatizzato in -. Una mia zia di Zara, Anna, ebbe troncato in Philipp il cognome Filippi; altri Filippi, con più maliziosa alterazione, si ritrovarono sul gobbo il ca­sato Pilipic.

II – TOPONIMI DI MATRICE PREINDEUROPEA CON SUFFISSO INDEUROPEO -ik-

Ne esamino tre con la forma croata corrispondente e la paretimolo­gia slava:
Verbenico/Vrbnik, Trestenico/Trstenik, Sebenico/Si-benik, rispettivamente fatti derivare dal croato vrba 'salice', trst 'canna' sîb 'cespuglio'.

Premetto che sono rari, se non inesistenti, i nomi di luogo di origine fitonimica (ossia da nomi di pianta) come quella attribuita dagli slavi a questi tre toponimi.
Una radice fitonimica indiretta avrebbe Dubrovnik che significa 'querceto'. Ma l’origine non è geomorfica: è in relazione con i boscaioli slavi (dubroni) che per libe­ralità dei maggiorenti di Ragusa furono ‘accolti’ in un quartiere su­burbano da cui prese il nome la città slavizzata.
Ai tre toponimi invece la matrice fitonimica è attribuita per pa­retimologia (= etimologia apparente): come avviene quando ci illude di riconoscere nella lingua nota la matrice irriconoscibile da lingua sconosciuta.1
Può darsi che Verbenico/Vrbnik sia da base idronimica velianica *uer-2 come Verbanus lacus (ora Lago Maggiore) o magari da vervex 'castrato' come sembra derivare Verbicaro nel Cosentino; ma è certo che Trestenico/Trstnik viene da *terg- 'mercato' come Tergeste (da cui Trst, forma slava del toponimo Trieste) e Opitergium/ Oderzo. La matrice potrebbe essere venetica o magari illirica, ma non slava. È una mia idea che *terg sia collegato con trogium 'via' (al mio paese il derivato veneto-tren­tino trozo significa 'sentiero'), anche perché certi nodi stradali, come nel caso di Bolzano, di­ventavano piazza, poi mercato, infine municipio.
Quanto a Sebenico (lat. mediev. ed eccl. Sibenicum, Sibenicen­sis) il discorso è più complesso. L'abitato è sorto attorno al 1000 in una località detta Sibinium (all'estuario della Cherca) identificabile con l'antica Sika, Sicum presso Plinio. L'origine medie­vale non esclude che il toponimo possa avere radice antica, riallacciandosi ad una denominazione preesistente.2
Per me Sebenico/Sibenik è da velianico *suua3 (varianti: * sau a, * siu a) semanticamente prossimo a 'sabbia, ghiaia, tufo, cavità'. Ha riscontro in Siebeneich p. Terlano (paretimologia, tradotto banal­mente Settequerce) e Sibenek a Malles.3 Rispecchia una forma ag­gettivale * suu ana (varianti: * suu ena, * suu ina) che ricono­sciamo in Sonnenburg (paretimologico: del sec. XII Suanapurch) e Suene, ambedue in Pusteria, Suvendes in Veno-sta, Schwanburg p. Nalles. Inoltre: Suana/Sovana nel Vulcente, etnico Su­binates a Mendrisio (Ticino), Severs a Gries di Bolzano (ghiaie del corso antico della Talvera).
Note:
1 Ad es. Guerruccia, a Volterra, si fa derivare da guerra e Quer­cione nella Lucchesia da quercus: invece i due nomi sono da ricon­durre a un me­diterraneo ('velianico') *uer-3 che vuol dire 'altura'. Infatti ambedue i luoghi sono in po­sizione elevata. Così Verona potrebbe aver avuto il nome – se non da base idronimica, pure velianica, *uer-2dal colle sovra­stante dov'era l'abitato preistorico, e Veronza qui in Fiemme non è luogo da querce ma ha le caratteristiche del castelliere.
2 Così è avvenuto per Tesero dove sto scrivendo: il paese, sorto nel medioevo fra il villaggio retico a Sottopedonda e l’altura di Fia (probabile altro insediamento retico), ha un doppio nome dialettale di matrice pre-romana: Tiéser < attegia 'lastrone di copertura, capanna' e Tiésdo < (a)-tis-t- 'torrentizio', come Tesido in Pusteria (documentato tal quale nell’attuale forma italiana già nel 769) e Adige/Athesis.
3 Oltre a Settequerce/Siebeneich e Sibenek si rilevano in territorio alto-atesino toponimi riconducibili al tipo venetico -ik-, in specie nel tratto Bol­zano-Merano in cui troviamo tracce di epigrafia venetica anteriori alla romanizzazione (F. Bravi, La lingua dei Reti, Bolzano, CSA, 1979-1981, voll. I-II, passim). I principali sono: Sinigo/Sinich, Cortina/Kurtinig, Lacinigo/Latschinig, Predo­nico/Perdonig, Liebeneich p. Terlano che richiama Livonico, Livo e Livenza.



c: nota bibliografica


Aa. vv. (Gasca Queirazza Giuliano, Marcato Carla, Pellegrini Giovan Battista, Petracco Siccardi Giulia, Rossebastiano Alda): – Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino (UTET) 1990. Sigla: dt.
Agosti­netti N.: Toponomastica militare navale dal­ma-ta, RD LXIV-1993, 130-133.
Ba­roncelli Vittorio Emanuele, Dainelli Giotto, De Toni Ettore: Prontuario dei nomi locali della Dalmazia, in "Memorie della R. Società Geografica Ita­liana", XV-1918 Roma, iii, 301-697.
Bravi Ferruccio: Cosa c’è sotto i nomi. Vagabondaggi nella ricerca linguistica, Bolzano (CSA) 1998 (a pgg. 80-81, sotto il titolo Il sostrato velianico, è transunto un capitolo del mio studio tuttora inedito La lingua ‘velianica’).
Brunelli Vitaliano: Storia della città di Zara dai tempi più remoti sino al 1409, Trieste (Lint) 1974 (* 283. A pgg. 68 sgg. e passim: etimologia del nome di Zara).
Cappello Teresa, Ta­gliavini Carlo: Dizio­nario degli Etnici e dei Topo­nimi Italiani, Bo­logna (Patron) 1981 (in appen­dice, alle pagine 641-676 sono trattati anche i nomi di località fuori degli attuali confini po­litici, fra i quali un cen­tinaio della Vene­zia Giulia e della Dalmazia, a differenza del dt della utet che esclude tali nomi anche nei raffronti etimologici). Sigla: deti.
Chiarioni Tullio (* Dainelli 1982).
Dainelli Giotto: Appunti sulla toponomastica dalmata, Roma 1918. _ Dalmazia, RD LIII-1982, 81-146. Con- tiene alcuni capitoli dell'edizione riser­vata, "bozze di stampa", allestita nel 1926 dall'Istituto Geo­grafico Militare di Firenze. Sintesi storico-geogra­fica con cenni di toponoma­stica. Edito a cura di T. Chia­rioni con no-ta bibliogr. in ap­pendice. Alle pgg. 110-122: Varia ori-gine dei nomi locali in Dalmazia. (* Baroncelli /D. G.).
De Toni Ettore: I nomi geografici alle porte d'Italia, Vene­zia (Emiliana) 1905. (* Baroncelli / D.T.).
Jirecek C.: Die Ro­manen in den Städten Dalma­tiens während des Mittelalters, in "Denkschriften der Akad. der Wis-sensch.", XL­VII-XLIX, Vienna 1902-1904 (sopravviven-za della lati­nità dal­matica e toponomastica neolatina).
Pellegrini Giovan Battista: Intro­duzione allo studio della lingua alba­nese, Istituto di Glotto­logia, Seminario di Filologia Bal­canica, Padova 1977, 52-53 (sul nome Dalmazia: la forma Delmatia, con più nume­rose attestazioni anche classiche, si accosta a Delminium, ora Duvno, e ad alban. delme 'pecora' a sua volta da radice indeur. dhei- 'succhiare', da cui lat. fellare 'succhiare' con fi­lius e abr. fellata 'agnella'. Quindi: dal­mati = pastori. E-timolo­gia ac­colta, già nel 1934, da O. Randi in RD XV. Altri autori, quali Fosco e Cioppa – * 697 e 709 – pro­pendono di fantasia per il fenicio dal 'porta').
Randi O.: L'«albero topo­nomastico» della Dal­mazia, RD LIX-1988, 101-107 (da ms. ined. 1941-43). Dal­matia, RD XV-1934, 23-34; RD LX-1989, 175-185.
Rustia Traine E. D.: Ruggero G. Bosco­vich scrittore e narratore italiano del Sette­cento, RD LIX-1988, 174 (origine del recente nome Du­brovnik che ha sostituito Ragusa).

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.