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domenica 3 aprile 2016

CRONACHE SOLIDALI DAL DONBASS

INTRODUZIONE

Forse vi chiederete perché un gruppo di studio incentrato sulla difesa e la valorizzazione dell'identità italiana, si occupi di una conferenza sulla guerra civile in Donbass? Non solo perché l'ideatore di questo incontro e poi autore del seguente scritto, Francesco Preziuso, è nostro sodale e membro del “nuovo” AVSER; quanto perché è necessario riconoscere l'importanza che la Russia odierna aveva ed ha per l'Italia. In primis come alleato economico. È recente la stima dei danni causati all'economia Italiana dalle sanzioni imposte alla federazione russa da Stati Uniti ed Unione Europea, che per il nostro settore manifatturiero ammontano a circa 4 miliardi di euro in meno rispetto al 2014. Un duro colpo per la nostra piccola e media impresa già provata dalla crisi interna. Un affondo che poteva essere evitato, ma che politici inetti ed uno stato indegno di definirsi tale hanno lasciato si abbattesse sulla nostra Nazione. In seconda battuta come modello da cui trarre ispirazione. In un mondo omogeneizzato, il modello multi-polare della Grande Russia risulta essere forse l'ultimo baluardo contro lo strapotere politico, economico e culturale americano, a cui dovremmo guardare con ammirazione e spirito propositivo. Perché dobbiamo riprendere in mano le redini del nostro destino e finirla di fare i fedeli servi di un padrone altezzoso e lunatico. E' di primaria importanza guardare a tutti quegli esempi di dedizione alla Patria, di mantenimento delle tradizioni, di valorizzazione del proprio genio ancora in vita. Lì risiede l'alba di una nuova Civiltà. Lì un nuovo destino di grandezza ed indipendenza, a cui l'Italia deve tornare ad ispirarsi.
Sandro Righini



RELAZIONE SULLA CONFERENZA

Venerdì 4 marzo, presso il centro sportivo Vignini di Lucca, si è svolto l'incontro/conferenza dal titolo “Cronache solidali dal Donbass”. Oltre all'importanza dell'argomento in sé, l'incontro è nato per dare voce e risalto all'esperienza di un nostro concittadino lucchese, Andrea Palmeri, partito allo scoppio della guerra come volontario per il fronte ed oggi addetto agli aiuti umanitari sul posto. In Patria noto come pericoloso estremista di estrema destra, in Donbass stimato ed apprezzato per l'impegno sia come soldato che come operatore di pace. Due differenti valutazioni che forse rispecchiano il diverso metro di giudizio vigente nella società russa e in quella italiana. Ulteriori commenti sono superflui.
Invitati per l'occasione il reporter Vittorio Nicola Rangeloni, giornalista di LNR ed attivo direttamente al fronte, che ci ha portato notizie dirette di una guerra civile europea (la prima del XXI° secolo) nascosta e mistificata dalla stampa di regime; l'altro Marcello Berera, in veste di responsabile nazionale del Coordinamento Solidale per il Donbass, associazione che si occupa di organizzare incontri d'informazione e raccolte di fondi e materiali di prima necessità per le sempre più bisognose popolazioni della regione. Ad introdurre il sottoscritto, che si è limitato ad una breve disamina sul ruolo della Russia e del Donbass nella incandescente situazione geopolitica odierna, rimarcando l'importanza che questa sottaciuta guerra civile riveste per l'Europa ed il mondo intero. Un accenno è stato fatto anche alla portata “ideologica” dello scontro tutt'ora in atto, rimarcando come il fronte del Donbass rappresenti una lunga trincea scavata per arginare la minacciosa avanzata del mondialismo a marca stelle e strisce. 
Da sinistra: Vittorio Nicola Rangeloni, Francesco Preziuso, Marcello Berera
A seguire ha preso la parola Marcello Berera, che allacciandosi alla mia introduzione, si è poi soffermato ad illustrare al pubblico la triste situazione in cui versano le popolazioni del luogo e ciò che il Coordinamento Solidale è riuscito fin qui a fare per alleviare sofferenze e disagi. Marcello ha rimarcato una volta di più l'importante opera d'aiuto prestata all'associazione dal nostro Andrea Palmeri, che tutt'ora si prodiga al massimo delle forze per consegnare e far arrivare a giusta destinazione tutto ciò che viene raccolto in Italia.
Ultimo ad intervenire, Vittorio, che in qualità d'inviato diretto sul campo ha delineato un quadro lucido della reale situazione in Donbass. Nonostante i recenti accordi di pace, sono ancora decine, se non centinaia, le infrazioni ai trattati che causano distruzioni e morte fra i civili. Sembra che gli accordi di Minsk siano rimasti lettera morta, almeno per la parte Ucraina. Oltre a questo, il relatore ha sottolineato ancora una volta l'imbarazzante silenzio di tutta la stampa occidentale su queste violazioni e quanto sia importante informare e far capire anche in Italia quale sia la realtà di questa sporca guerra civile.
Molto interessante e partecipato anche il dibattito che ha seguito la conferenza. Tra le domande, di sicuro interesse è stata quella rivolta in merito alle posizioni tenute dalla cosiddetta “Destra Radicale” nostrana sul conflitto. E' noto che la fazione Ucraina utilizza una determinata simbologia e si dichiara spiccatamente nazionalista. Cosa che in un primo tempo ha fuorviato non pochi all'interno dell'ambiente. Anche se oggi, hanno confermato i nostri stessi relatori, la maggior parte dei vari movimenti Sovranisti italiani si sono schierati dalla parte russa. Abbandonate le fascinazioni simboliche e nostalgiche, in quest'epoca di novità, dove i vecchi steccati ideologici si stanno inesorabilmente sgretolando e s'impongono nuove scelte dettate da una giusta interpretazione del reale contesto storico, non c'è voluto molto a fare la corretta scelta di campo. E come hanno testimoniato tanto Vittorio che Marcello, ben presto si è palesato che dietro alle rivolte di Maidan ed al conflitto si nascondeva il beffardo zampino dello zio Sam e della sua creatura rispondente al nome NATO. È la riproposizione odierna di una Guerra Fredda mai veramente conclusa, dove due grandi blocchi, atlantico e russo, si fronteggiano in maniera fin troppo chiara agli occhi di chiunque sappia vedere oltre la cortina di fumo che giornali e televisioni ci sputano addosso. Durante il dibattito è stato rimarcato come quello che in passato veniva definito uno scontro ideologico – democrazia-liberale vs comunismo - altro non era che un conflitto tra due potenze egemoni tese a conquistarsi un maggior “spazio vitale”, cercando di espandersi a discapito dell'avversario ed attraendo sotto la propria influenza più alleati possibile (vedasi guerra in Vietnam, Afghanistan etc etc). Lo stesso si ripropone oggi, con l'aggravante di un'aggressività atlantica sempre più marcata, sia interna alla propria area d'influenza, che esterna. Nel proprio blocco attraverso un sempre più incessante processo di distruzione delle diverse culture nazionali, tramite la subdola proposizione di modelli di vita iper-consumistici, individualisti ed apolidi. All'esterno con l'azione bellica diretta, come in Iraq e Afghanistan, o con il finanziamento di quanto mai curiose “rivoluzioni colorate” (primavere arabe ed Ucraina), aventi il chiaro scopo di creare un clima incandescente e mettere sotto allarme il rivale russo e mantenere sull'attenti i propri “alleati”. Osservando una qualsiasi cartina geografica e concentrando l'attenzione sui “luoghi caldi” di questo nostro XXI° secolo, possiamo notare come siano disposti lungo tutta la dorsale nord-africana, il medio-oriente, sfocino nelle regioni caucasiche e per ultimo arrivino sul fronte ucraino. Una lunga linea incandescente tesa ad intrappolare e schiacciare tanto lo pseudo-alleato europeo che la federazione russa. Progetto che trova però ostacolo grazie ad una Russia molto diversa da quella che visse la Guerra Fredda e che sotto l'intelligente guida del presidente Vladimir Putin, con le sue abili mosse politiche sta resistendo sia militarmente – intervento in Siria - che diplomaticamente – creazione di alleanze con Siria, Iran, Libano – all'attacco sferrato dal blocco atlantico. In conclusione siamo convenuti, fra partecipanti e relatori, che la Russia, un tempo preda dei miasmi sovietici, oggi rappresenti un modello vivido e forte a cui ispirarsi per tutti quelli che non vogliono più chinare la testa e cedere ad un destino di sottomissione. E che l'esempio di Andrea, di altri italiani partiti per combattere e soprattutto dei volontari russi che imbracciano le armi per la loro Nazione, sacrificando affetti, comodità e finanche la vita, debba servire da sommo esempio per noi italiani, sempre più sradicati e spenti. L'amor di Patria dimostrato dai volontari del Donbass deve indurci a ricordare e a recuperare al più presto lo stesso sentimento che infiammò la nostra Nazione durante il Risorgimento, nella Iª ed, in parte, nella IIª guerra mondiale. Ne va del nostro futuro, che potrà essere diverso da quello che si prospetta, soltanto se saremo capaci di riaccendere nel nostro popolo un sano e sincero Orgoglio Nazionale.


Francesco Preziuso

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