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venerdì 13 gennaio 2017

L'ALTO ADIGE E' ITALIA I° - Appello agli Italiani!



Appello agli Italiani

È notizia fresca che il TAR del Lazio ha dato ragione alle richieste di un gruppo minoritrario di separatisti Tirolesi, rispondenti alla sigla Heimatbund, ai quali era stata precedentemente negata la possibilità di affiggere nella capitale 1.000 manifesti riportanti la scritta « Il Sud-Tirolo non è Italia ». Il 21 dicembre scorso il TAR si è espresso a favore dell'affissione ritenendo che lo slogan ‘Il Sud-Tirolo non è Italia’ non ha carattere ingiurioso né si appalesa in alcun modo lesivo della Costituzione italiana proseguendo poi nell'affermare che ciò è pienamente tutelato dalla libertà di espressione costituzionalmente garantita”. Ecco fino a che punto siamo arrivati. Con l'intento di salvaguardare la “sacrosanta libertà d'espressione” si manca di rispetto, per l'ennesima volta, a tutti gli italiani. I più non se ne rendono conto, ma permettere questo è quasi come tollerare un vilipendio alla bandiera o al capo dello Stato, altro che storie! È l'ennesima triste riprova di come all'interno del nostro apparato statale manchi assolutamente una qualsiasi forma di organizzazione unitaria. Uno dice una cosa, l'altro sostiene e approva l'opposto. Il tutto a supremo vantaggio di chi tira l'acqua al suo mulino, come gli autonomisti “sudtirolesi”.



I manifesti che il TAR del Lazio lascerà affiggere nella capitale.


L'affissione dei manifesti a Roma è soltanto l'ultima di una lunga serie di provocazioni a discapito degli italiani, con tanto di beneplacito delle istituzioni, da parte di una minoranza arrogante ed economicamente forte che dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi è riuscita a ritagliarsi un ruolo politico e sociale dominante all'interno della propria provincia. Chiunque sia passato attraverso l'Alto Adige o ne abbia anche soltanto una conoscenza superficiale derivata da documentari televisivi o letture di opuscoli turistiche, ha la percezione di trovarsi in un luogo diverso dall'Italia o addirittura di sentirsi uno straniero. Per molti italiani infatti non desterebbe alcuno scalpore o sdegno leggere un manifesto come quello che verrà affisso a Roma, poiché appare naturale ai più pensare all'Alto Adige come ad una terra tedesca strappata ingiustamente all'Austria con la Vittoria italiana nella prima guerra mondiale. Questo è il risultato del progressivo processo di radicamento della minoranza tedescofona sul territorio, ottenuto attraverso la loro ferrea determinazione e la mollezza della nostra classe politica, incapace di avere non solo un atteggiamento protettivo, ma anche riconoscente verso le migliaia di vite umane spese nella riconquista del confine al Brennero. E se dall'esterno abbiamo così una visione falsata e distorta della realtà alto atesina, all'interno di essa la componente italiana vive in un clima di tensione sociale con la controparte tedesca. Alla faccia dei tanto decantati principi democratici, del rispetto delle minoranze, della pacifica convivenza, gli italiani d'Alto Adige subiscono affronti, provocazioni, emarginazione e diventano loro stessi minoranza all'interno della propria Nazione. Un assurdità che non desta nell'opinione pubblica e nelle istituzioni alcun tipo di reazione. Pensate per un momento se ai nostri compatrioti istriani, fiumani e dalmati è mai stato lasciato fare qualcosa del genere? Pensate alle fatiche, alle difficoltà, alle lotte che soltanto negli ultimi anni sono riuscite a produrre alcune concessioni nei loro confronti, come il bilinguismo nella toponomastica. In Alto Adige invece si sta tentando di eliminare la doppia nomenclatura, partendo dai sentieri di montagna e dai paesi, ma con l'obbiettivo di eliminare l'italiano ovunque, in favore del tedesco, con l'appoggio della sigla autonomista più importante nella provincia la SVP (Sudtiroler Volkspartei). I fratelli istro-dalmati avevano sicuramente più diritto degli alto atesini di lingua tedesca di pretendere un rispetto ed un riconoscimento che per lunghi decenni gli è stato negato. Questi invece, mai paghi delle concessioni avute, pretendono sempre di più, in barba alla storia, alle leggi, alle convenzioni ed infine al buon senso stesso.


Cartelli sui sentieri di montagna in cui il bilinguismo
è stato riapplicato a colpi di pennarello 


Ci sembra quindi giusto divulgare e far conoscere, non solo ai nostri lettori, ma ad un pubblico il più ampio possibile, le origini della regione alto atesina, la sua storia e le sue particolarità, oggi per lo più misconosciute o, come già detto, addirittura stravolte. Dimostrare come la componente italiana sia parte integrante e determinante di quei territori e non una goccia nel mare magnum delle “terre tedesche”. In molti, ancora oggi, vogliono propinarci una mistificazione storica in perfetta linea col progetto del fu Impero Austro-Ungarico, il quale dal XIX° secolo in poi spinse per germanizzare e slavizzare le provincie italiane ancora in suo possesso. È nostro precipuo compito chiarire meglio le idee in merito, eliminando ogni ombra di dubbio circa l'italianità di quei luoghi.
Questo interesse ci è derivato dal nostro fondatore Ferruccio Bravi, glottologo, per lunghi anni reggente dell'Archivio di Stato di Bolzano, animatore della scena culturale locale con il suo Centro di Studi Atesini e strenuo difensore dell'italianità di quei territori. A lui dobbiamo le nostre conoscenze in materia ed una visione diversa delle complesse vicende storico-linguistiche del nostro confine nord-orientale. Pertanto inizieremo pubblicando una parte della seconda edizione di un suo vecchio libro, pubblicato nel 1963 ed intitolato “Le Fiere di Bolzano e le attività mercantili italiane nel passato”. Suddiviso in due parti – cenni storici e documenti – abbiamo deciso di pubblicare soltanto la prima per snellirne la lettura. Il testo di Ferruccio è preceduto da una vibrante e decisa introduzione di Andrea Mitolo, al tempo federale del M.S.I di Bolzano e fraterno amico del nostro fondatore. Letta oggi, a distanza di cinquant'anni, appare quanto mai profetica e attuale. Nel libro si delinea in modo scorrevole, ma puntuale, la storia della presenza italiana a Bolzano fin dalle sue origini e del ruolo che la lingua di Dante ebbe per lunghi secoli all'interno della città tanto nell'ambito delle attività commerciali, quanto in quelle amministrative e culturali. Avremmo voluto affrontare anche il tema delle più remote fasi storiche dell'Alto Adige - parlare degli antichi Reti, di Roma, dell'alto medioevo – e di quelle a noi più vicine – Risorgimento, Grande Guerra, Fascismo - ed avevamo in proposito già pronte una serie di domande da porre a Ferruccio. Purtroppo alcuni suoi problemi di salute non ci hanno permesso di iniziare il progetto che sarà quindi destinato ad altra data. Seguirà dunque, dopo “Le Fiere di Bolzano”, una ricca intervista all'amico Eriprando Della Torre di Valsassina, incentrata sulla difficile situazione attuale della provincia atesina e sull'importante accordo Degasperi – Gruber che sta alla base delle problematiche vissute oggi dagli italiani in quei territori. Un'intervista che vi consigliamo di leggere con la massima attenzione per la sua equilibrata capacità di analisi.
Per concludere vogliamo evidenziare che nostro intento non è solo quello di dimostrare come l'Alto Adige sia fin dalle sue remote origini parte integrante della nostra Nazione, limitandoci soltanto all'aspetto storico-culturale, ma stimolare una decisa presa di posizione. Queste nostre pubblicazioni vogliono essere una sorta di appello agli Italiani! Forse è giunto il momento di tornare compatti nelle piazze imbracciando il tricolore, magari proprio a Bolzano, non solo per dimostrare la nostra vicinanza ai fratelli alto atesini dimenticati da uno Stato indifferente, ma anche per ritrovare la consapevolezza viva e vibrante della nostra Identità. La situazione dell'Alto Adige rispecchia nel piccolo la mancanza di Amor di Patria ormai dilagante in tutta Italia. Sarebbe giunto il momento di dimostrare con un azione simbolica e condivisa, che non ancora tutti si arrendono a questo stato di cose. Auspichiamo che questi nostri lavori siano per le varie associazioni, i movimenti, le sigle politiche che hanno ancora a cuore l'Italia, uno stimolo a riporre nel cassetto i propri dissapori affinché in uno sforzo congiunto si ritrovino ai piedi del Monumento alla Vittoria per ribadire ai “sudtirolesi” da strapazzo che L'ALTO ADIGE È ITALIA!


Gruppo di Studio AVSER

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