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sabato 12 novembre 2011

L'eroe della Val Badia. Ricordo di Giovanni Ruazzi nel cinquantenario - Silvano Valenti


In appendice: Etiopia oggi, di LEONIDA FAZI

Celebrare il sacrificio di un caduto è impresa che esige grande virtù d'arte, tale da elevare le immagini fino alle luci dell'eternità. Il concetto è di Gabriele D'Annunzio, l'ultimo dei grandi poeti, che ha chiuso la sua meravigliosa esistenza cinquant'anni fa, una stagione avanti la fine eroica del Volontario atesino qui ricordato.
Chi ne scrive non ha quella virtù e, per quanto egli stesso volontario di guerra, non conobbe le esperienze esaltanti dell'altro Volontario. Sofferse invece le tarde esperienze del '43-'45, la disfatta e il degrado morale che ne è seguito.
A cinquant'anni dal sacrificio di Giovanni Ruazzi molti valori sono stati oscurati, altri sono stati proposti. Parole come vita, morte, eroismo hanno subito un drastico svuotamento semantico. Cinquant'anni fa si viveva, si lottava, si moriva per qualcosa; studentelli di ginnasio, si scandiva Dulce et decorum est pro patria mori. Era un frammento di retorica oraziana, ora schernita dal ghigno degli sciocchi; ma nella coscienza di noi ragazzi quel precetto si stampava come principio superiore, da apprendere sui banchi della scuola e da tramandare. E qualcuno di noi, coerentemente, ne dava testimonianza. 
Morire non era pura antitesi del vivere, ma come il vivere era nobilitato. I migliori di noi intendevano la vita un avvicendarsi di rischi e di superamenti, sognavano - al modo di D'Annunzio - una vita più ampia ed anche una morte degna, non morte di carne inferma, di materia superstite allo spirito annebbiato o estinto. Cosa è oggi la vita, se non dovere di sparsi sopravvissuti, se non illusorio appagamento per i più, prona moltitudine obbediente al ventre? Vivere, per moltissimi giovani allevati in cattività e robotizzati secondo il modello USA, è un pigro viaggiare intorno a se stessi; e morire è una realtà che riguarda gli altri. Eppure, anche oggi si muore a vent'anni: non fronte al nemico nell'ebbrezza della vittoria, ma da miserabili, dietro una siepe, con l'ago confitto nel braccio. A venti ed anche più anni si può morire di una sindrome immonda che riproduce nella carne il disfacimento dell'anima. Vivere, per la massa addomesticata, è inseguire la chimera opaca ed obesa del benessere che allieta di moltiplicate illusioni un insensato navigare senza approdo. E chi nella sera senza Espero, nella notte senza Orsa, nel mattino senza Diana avvertirà il tragico vuoto dell'esistenza, potrà ridursi a sperare in una stagione felice sull'altra riva, se non ha ancora perduto il dono della Fede.
Eroismo: è parola fuori corso. L'eroismo è un valore negativo per la società edonistica che fra le sue grandi <<conquiste>> può vantare la soppressione del sacrificio. Nondimeno in qualche parte del mondo e, larvatamente, anche da noi l'eroismo sopravvive. Spirito eroico hanno quei popoli che difendendo ad alto prezzo di sangue la loro indipendenza e la loro identità contro coloro che per imporre il proprio sistema corrotto e usuraio la fan da padroni nelle loro terre e nei loro mari. <<Meglio morti che servi>>, puoi leggere sull'insegna di questi popoli sventurati, ma ancora liberi; e puoi leggere il contrario nell'insegna - posto che ne abbiano una - dei popoli soggetti e senza avvenire, destinati ad esser prima servi e poi morti. Sotto altre parvenze, l'eroismo sopravvive anche laddove ogni valore è calpestato e <<il demagogo scaglia il suo verso contro a chiunque s'innalzi e contro a tutti i bei disegni.>> Restare in piedi fra le rovine, non cedere alla lusinga del mercante, non curarsi di essere <<tagliati fuori>>, segnati a dito, infamati o condannati al silenzio: tutto questo non è forse qualcosa che somiglia all'eroismo? <<Eroe>> è oggi chi nella sua specie e nel suo cammino sa esser solo. Solo nell'affrontare l'ultima altura, solo con il suo cuore che è <<il compagno più forte>>. Splendidamente solo è l'eroe d'oggi, come l'eroe di ieri nell'atto di donare la vita.

 
Presso il Gruppo di Studio AVSER sono disponibili diverse copie del volume

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