"I
primi di giugno del lontano 1940 sono lucidamente impressi nella mia
memoria. A Bocca di Serchio, dove mi trovo da circa un anno, il tempo è
radioso. La stagione è splendida e mite come di solito nel tratto di
litorale fra Pisa e La Spezia quando non piove, perchè se piove vien giù
che Iddio la manda e si dimentica di smettere. Qui, dove vivo tuttora
con i miei ricordi e ripasso le pagine del mio diario, la primavera non
conosce le mezze misure. E anche la gente è fatta così: ti è amica o ti è
nemica, è di poche parole o - più spesso - di una loquacità che ti fa
pensare a quando diluvia e l'acqua tracima dai fossi.
Qui
si respira aria salubre, aria salmastra; ma purtroppo anche aria di
guerra. Per intanto la guerra è ancora lontana, di là dalle Alpi, oltre
il Reno in terra di Francia. La gente ne parla come fosse una cosa
normale, senza toni drammatici. Un po' è la primavera che infonde
ottimismo, un po' è l'assuefazione. Perchè questo strano conflitto non è
<<scoppiato>>, come si suol dire, ma è cominciato in
sordina esattamente otto mesi fa ed è proseguito in maniera discontinua;
e la gente, sia che i tedeschi avanzino a valanga con la loro guerra lampo,
sia che temporeggino fra pigre manovre e scaramucce, trova sempre delle
buone ragioni per sperare in una imminente conclusione. I più pensano
che la guerra ci risparmierà e se al limite ne saremo coinvolti, per via
dei patti che ci impegnano con la Germania di Hitler, be', non sarà
un'avventura lunga e tragica come la '15-'18. Così la pensano da queste
parti. Non so se nelle grandi città sono altrettanto ottimisti: le mie
sono impressioni raccolte fra gente alla buona in un paese prossimo alla
base di addestramento, a Torre del Lago, dove ho una fidanzata giovane e
attraente per i suoi vent'anni e vari progetti in fresco per
l'avvenire.
Ma
qui a Bocca di Serchio, dove sono mobilitato come sottufficiale
operatore nei Mezzi di assalto della Regia Marina, tira un'aria un po'
diversa. Avvertiamo l'avvicinarsi dell'ora solenne, anzi fatidica,
come si legge nei giornali. Sappiamo che la guerra "breve o lunga che
sia" non sarà una scampagnata, sarà una cosa seria. Addestrati come
siamo al limite della resistenza fisica e setacciati a dovere da una
severa selezione , siamo disincantati, alieni da illusioni, sogni, o
propositi avventati. I figli di papà, i romantici delusi in amore e
altri per i quali l'arruolamento è un modo di risolvere certe
frustrazioni sono stati eliminati già alle prime cernite. I rimasti
hanno i piedi ben piantati a terra, hanno un crudo senso della realtà
unito, si intende, ad uno slancio ideale e ad una fede a tutta prova.
Proprio in questi giorni le esercitazioni subacquee sui maiali (o siluri a lenta corsa, in sigla: S L C)
vengono intensificate con impegno febbrile. Non siamo euforici e
neanche preoccupati, ma ci sentiamo pronti a tutto, maturi per
affrontare con fredda determinazione le grandi incognite che ci riserva
l'avvenire."
Emilio Bianchi