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venerdì 17 febbraio 2012

L'università di Bolzano

Ci è sembrato giusto inseririe questo breve testo polemico sull'Università di Bolzano, perché il capoluogo alto-atesino è stato per anni l'epicentro delle battaglie culturali del CSA. Anche se l'Avser ha spostato altrove la sua dimora fisica, ciò non lo esime dal dar voce ad ogni italiano di buon cuore che non voglia sottostare alla generale indifferenza riguardo la situazione alto-atesina. E questo, anche e soprattutto, nel rispetto di coloro che per redimere quei lembi di terra versarono il proprio sangue, con la speranza che il loro sacrificio avrebbe riportato in alto la civiltà Latina fra le incantate valli atesine.  

UNIVERSITA’ DI BOLZANO

    Quando si parlava di istituire una università anche a Bolzano, io lavoravo in Banca.
Non avevo nessuna intenzione di laurearmi, perché la laurea, secondo me, è un titolo di studio per avviarsi verso una professione, la professione io l’avevo già perciò non mi interessava laurearmi solo per scrivere “dottore” sul campanello di casa.
    Ma ingenuamente e con assoluta ignoranza del tempo moderno, io pensavo, una volta pensionato, di potermi iscrivere come solo per “uditore” ai corsi di letteratura italiana, e sognavo di poter sentire qualche cosa di più sui poeti come Carducci… o Fogazzaro…
    Quando si aprì l’Università non capivo bene che cos’era. E’ chiaro, tutto era nuovo e in fase di allestimento e un povero vecchio bancario si sentiva spaesato. Così ho lasciato tempo al tempo, ma, ogni volta che entravo in quei locali trovavo gente… non so se allievi o insegnanti… che giravano con la barba incolta e i capelli spettinati…e vestiti dai “robivecchi”. E quando cercavo di parlare con qualcuno trovavo sempre la persona sbagliata… anzi, il mio vestito composto e la mia barbetta grigia forse creava in loro l’immagine odiosa di un insegnante del secolo scorso. Perché altrimenti non avrei potuto capire una tal spontanea avversità a parlare con me. Avevo la sensazione di apparire un nemico!

    Così ho deciso di togliere il disturbo e di limitare la mia conoscenza dell’Università solo attraverso internet. Però io non sono un bravo inter-nauta e così le mie notizie sono tutte “con-riserva-di-inventario”.
    Cercando il nome del Preside (o come si chiama chi comanda una università), il “Preside” non l’ho trovato ma ho trovato l’elenco del personale e mi è sembrato molto numeroso. Direi che potrebbe riempire una caserma di Artiglieria. Per esempio il nome di Benedikter lo ho trovato in tre nominativi…
    Le materie di insegnamento poi, sono Computer, Management e via discorrendo! Altro che Carducci e Fogazzaro… povero me!
    Ma, riflettiamo un attimo! Chi si avvicina ad un computer, comunemente si rivolge a piccole scuole come per guidare l’auto si va alle scuole guida… Che cosa mai insegnano di computer in una università? Forse a progettare apparecchi in grado di seguire viaggi lunari? Mah!
    La gestione “spirituale” di questa Università pare sia proiettata verso la cultura europea. Va bene, infatti vi si parla spesso di stati europei ma… l’Italia? L’Italia non l’ho mai sentita nominare! Forse c’è una “dependance” riservata che io non ho visto?

    Mi pare di trovato anche citazioni con i vicini di Slovenia e Croazia, va bene, sono vicini, siano i benvenuti, colleghi Europei.
    Però, in altro tempo ho letto qualche cosa della storia e della civiltà dei Balcani. Non pretendo di “fargli le pulci” o di criticarli –per carità- ma posso osservare sommessamente che all’Università di Bolzano si senta il desiderio di conoscere la cultura europea di Slovenia e Croazia e non si parla mai dell’Italia? Domando… solo per sapere…
    Evidentemente io non ho saputo “chattare” bene con il computer a proposito della Università di Bolzano… Forse perché le note scritte in italiano sono meno chiare di quelle scritte in altre lingue?


Asmodeo

domenica 5 febbraio 2012

Da Messina al Tirolo 1866 - Raffaele Villari

RIDUZIONE E NOTE A CURA DI ACHILLE RAGAZZONI CON UN'APPENDICE BIBLIOGRAFICA SULLA CAMPAGNA GARIBALDINA


Un'opera bizzarra, la cicalata di un garibaldino messinese, spirito arguto e pungente. Ebbe quattro edizioni dal 1867 al 1915 e poi cadde nel dimenticatoio.
Un diario che si distacca un po' dalla letteratura garibaldina coeva.
L'autore - Don Marzio - è un giornalista controcorrente che dall'assolata Sicialia viene in Trentino a combattere una battaglia che si trasforma, tutto sommato, in una grossa delusione.
In appendice è posta una bibliografia relativa alla guerra del 1866 sul fronte trentino (Giudicarie, Ledro, Valsugana e Stelvio) che vuole porre le basi per una bibliografia il più possibile completa sul tema. Si vuole così fornire un utile strumento di lavoro allo studioso ed offrire un piccolo omaggio alla memoria di chi, con divise diverse, lasciò nel 1866 la propria vita o parte della propria giovinezza tra i monti della nostra regione.

INDICE

Presentazione - pag. 7
Introduzione - pag. 9

DA MESSINA AL TIROLO
Da Bologna a Desenzano - pag. 13
A sud del Garda dopo Custoza - pag. 27
Garibaldi è Garibaldi - pag 41
Da desenzano a San Felice - pag. 53
La battaglia di Monte Suello - pag. 63
Da San Felice a Salò - pag. 75
Il fotografo di Salò - pag. 85
Il Veneto alla Francia - pag. 93
Amore e morte nell'ospedale di Vestone - pag. 103
In Tirolo - pag. 113
A Storo - pag. 125
La battaglia di Condino - pag. 137
La resa di forte d'Ampola e la battaglia di Bezzecca - pag. 147
Il giorno dopo la battaglia - pag. 159
La pace ignominiosa - pag. 169
Si torna a casa - pag. 175

BIBLIOGRAFIA SULLA GUERRA DEL 1866 - pag. 185


ESTRATTO DALL'INTRODUZIONE DI ACHILLE RAGAZZONI A PAG. 9

[...] Ma chi era Raffaele Villari? Nato a San Filippo, frazione di Messina, nell'agosto del 1831, iniziò poco più che ventenne l'attività letteraria pubblicando una raccolta di poesie e continuando con studi storici, filosofici e di cultura locale. Di idee patriottiche, in particolare mazziniane, entrò nel mirino della polizia borbonica, che dopo 30 numeri gli fece chiudere il giornale Il caduceo, da lui fondato e diretto.
Molto attivo nel campo risorgimentale, fissò le sue esperienze politiche nella sua opera principale, Cospirazione e rivolta, pubblicata nel 1881 e tuttora fonte primaria per la storia del Risorgimento a Messina. E' interessante notare come lui vedesse quest'opera, prettamente locale: la dice ispirata, alla lontana, dall'archivista trentino Tommaso Gar, con cui era in rapporto, e con essa intendeva valorizzare la storia locale, giacchè la storia d'Italia si poteva avere, secondo il Villari, soltanto facendo la storia delle sue cento città. Va da sé, comunque, che Cospirazione e rivolta, un grosso volume di oltre 700 pagine, ha un interesse che va ben al di là della storia municipale di Messina ed auspico che a qualche amico di laggiù venga in mente di farla ristampare.
Nel 1860 Raffaele Villari si distingue in combattimento a Milazzo e tre anni dopo, alla morte del cognato Luigi Pappalardo, diventa direttore del giornale satirico Don Marzio, giornale che dirigerà fino al 1871, salvo la breve parentesi della guerra del 1866. Ed è proprio Don Marzio il nome del protagonista del libro autobiografico Da Messina al Tirolo.
Membro dell'Accademia Peloritana, Villari scrisse varie opere politiche, letterarie e filosofiche. Per il suo stile, infarcito di espressioni gergali o semidialettali e di allusioni letterarie, si può ben definire uno "scapigliato" in terra di Sicilia.
Per il suo anticonformismo ebbe parecchi guai con i potenti dell'epoca, anche se mai rinunciò al sarcasmo, talvolta piuttosto pesante, e all'ironia.
Morì a bordo di una nave russa, ove era stato accolto ferito durante il terremoto che distrusse la sua città, il 28 dicembre 1908. [...] 

Presso il Gruppo di Studio AVSER sono ancora disponibili alcune copie del volume